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Omicidio di Nada Cella

Omicidio Nada Cella, l’appello della sorella: “Qualcuno sa più di quello che dice: fatevi avanti”

È un appello disperato quello di Daniela Cella, la sorella di Nada, uccisa nel 1996 a Chiavari. “Sono 25 anni che aspettiamo – ha spiegato la donna intervenuta a “Chi l’ha visto?” – sono certa che qualcuno sappia molto di più di quello che ha detto: fatevi avanti”.
A cura di Chiara Ammendola
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Sono tanti gli elementi della nuova indagine aperta dalla procura di Genova sull'omicidio di Nada Cella, la segretaria 24enne barbaramente uccisa nello studio del commercialista Marco Soracco, il 6 maggio 1996, ma sono anche molti quelli che provengono da una prima inchiesta che fu frettolosamente chiusa poco dopo l'assassinio della giovane, così come fu archiviata la posizione dell'unica indagata, allora come oggi: l'ex insegnante Annalucia Cecere. Ed è su questo che Daniela, la sorella di Nada Cella si interroga, sul perchè al tempo nonostante i tanti indizi nei confronti della donna, gli inquirenti non andarono avanti con le indagini. "Sono 25 anni che aspettiamo – ha spiegato la donna intervenuta durante il programma tv condotto da Federica Sciarelli "Chi l'ha visto?" – sono certa che qualcuno a Chiavari sappia molto di più di quello che ha detto: fatevi avanti".

La testimone ai carabinieri: Annalucia odia Nada

Sono tante infatti le testimonianze, rilasciate sia in forma anonima che non, che vedevano al centro di quei racconti proprio dell'attuale indagata. "Annalucia odia Nada, andava a ballare col dottor Soracco e odiava Nada", sono queste le parole che una testimone rilascia in forma non anonima alla stazione di Sestri Levante. Testimonianza fondamentale che però i carabinieri non avrebbero trasmesso alla polizia ma solo alla Procura: "All'epoca ci coordinavamo con la Procura – spiega un militare al tempo coinvolto nell'indagine ai giornalisti di "Chi l'ha visto?" – quindi quelle informazioni le abbiamo trasmesse ai magistrati. Non so cosa ne abbiano fatto".

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Non ha un nome invece l'autrice della telefonata anonima effettuata tre mesi dopo il delitto di Nada Cella a casa di Marco Soracco, datore di lavoro della 24enne: ad alzare la cornetta fu la madre dell'uomo Marisa Bacchioni. Nei giorni scorsi la Procura ha diffuso alcuni stralci di quella telefonata nella quale la donna, che si era presentata come una ragazza ma che la cui voce tradiva un'età più avanzata, spiega di aver visto l'ex maestra quella mattina sotto l'ufficio di Soracco sporca di sangue: "L'ho vista che andava via col motorino, l'ho vista tutta sporca che metteva tutto sotto la sella. L'ho salutata e manco mi ha guardata". Di quanto aveva visto la testimone anonima aveva informato "anche gli avvocati del Soracco e della morta, nonché la Curia di Chiavari".

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