Omicidio Nada Cella, la mamma del commercialista Soracco: “Annalucia Cecere ci ha messo nei guai”
Una intercettazione ambientale fra il commercialista Marco Soracco e la madre Marisa Bacchioni potrebbe peggiorare la posizione di Annalucia Cecere, indagata per l'omicidio di Nada Cella, la giovane segretaria uccisa il 6 maggio del 1996 a Chiavari.
Cella – si ricordi – fu ammazzata nello studio del commercialista Soracco, presso cui lavorava. Dopo anni di indagini e la riapertura del caso nel 2021, Cecere è al momento accusata di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà e dai futili motivi mentre Soracco e sua madre devono rispondere di false dichiarazioni al pm e favoreggiamento. Secondo l’accusa, avrebbero mentito durante gli interrogatori. E in attesa del processo, che comincerà a febbraio, emergono nuovi elementi.
Ebbene, in un dialogo registrato negli uffici della Squadra Mobile la mattina del 26 maggio 2021, giorno in cui il commercialista e la madre sono stati convocati per rendere sommarie informazioni, e finito nelle carte allegate alla fissazione dell’udienza preliminare, la stessa donna diceva al figlio: "Guarda un po’ quanto danno ci ha fatto quella donna lì".
La pm Gabriella Dotto, come riporta La Repubblica, a tal proposito, ha annotato come lo scambio di battute fra Soracco e Bacchioni sia avvenuto "in una fase davvero prematura della nuova indagine, riaperta a carico di ignoti", e sia a prima vista "del tutto inspiegabile anche considerando la dichiarata superficiale conoscenza con la Cecere". Allo stesso tempo però Soracco, ha scritto sempre la pm, "prudentemente resta in assoluto silenzio".
Nelle carte si legge ancora che "anche dopo l’audizione davanti al pm di Bacchioni del 23 luglio 2021, nella conversazione con il figlio in auto, Bacchioni definisce Cecere (che ha sempre dichiarato di non conoscere personalmente) quella disgraziata, manifestando timore, che se le accuse si fossero davvero concretizzate su questa donna, lei cattiva come è avrebbe potuto mettersi contro di lui".
Queste conversazioni, è sempre la tesi della Procura, vengono registrate nonostante "le modalità di utilizzo del telefono (davvero limitate a partire dalla convocazione in Polizia) e il contenuto di alcune conversazioni intercettate, impongono di considerare che Soracco e sua madre sapevano (o sospettavano) di essere intercettati e ciò giustifica il loro atteggiamento sempre assolutamente prudente".
Una delle più importanti informazioni che Bacchioni avrebbe nascosto agli inquirenti subito dopo l’omicidio è riferito alle "confessioni" di una vicina di casa, Liliana Lavagno, "considerata la portiera del caseggiato perché era solita controllare ogni movimento con lo spioncino o dalla finestra della sua abitazione". Il caseggiato è quello di via Marsala, dove Soracco e la madre vivevano proprio sopra lo studio del commercialista. Una confidenza di cui tanto la signora Marisa quanto il figlio hanno parlato solo negli ultimi anni e non nel 1996, quando si consumò il delitto.