Omicidio Meredith, parla Amanda: “Non ho ucciso la mia amica”
"Era una mia amica, non potevo ucciderla. Non ho maneggiato alcun coltello. Non avevo alcun motivo di farlo". A due giorni dalla pubblicazione delle motivazioni della sentenza della Corte d’appello di Firenze che ha condannato Amanda Knox e Raffaele Sollecito per l’omicidio di Meredith Kercher (nell’appello bis del processo), la ragazza americana condannata insieme a Raffaele Sollecito per l'omicidio di Perugia torna a parlare in tv, alla CNN, ribadendo la sua innocenza. Con la voce rotta dall'emozione, Amanda nell'intervista dice di non aver ucciso lei la studentessa britannica con cui condivideva la casa del delitto nel 2007.
"Nel mese in cui abbiamo vissuto assieme – ha proseguito la Knox – stavamo diventando amiche. Una settimana prima che si verificasse l’omicidio, siamo andate a un concerto di musica classica insieme. Non avevamo mai litigato”.
La ragazza, come aveva già scritto sul suo blog, ha ribadito che non c’è niente, nè dna, nè capelli o tracce, che dimostri la sua presenza sul luogo del delitto. "L'assenza di prove dimostra la mia innocenza. Io non sono quella persona", quella che ha ucciso Meredith, ha ancora affermato la Knox, che ha affermato di essere stata perseguitata dall'immagine che la gente ha avuto di lei dopo l'omicidio. "E' una cosa contro cui ho dovuto combattere per lungo tempo", ha concluso. In realtà, nelle motivazioni della sentenza di parla di elementi "plurimi e concordanti di sicuro affidamento" della presenza di Amanda e e Raffaele, oltre che di Rudy Guede (condannato in via definitiva a 16 anni). Secondo la Corte infatti i tre, hanno lasciato "tracce del loro passaggio per deposizione ematica del sangue della vittima che era fuoriuscito copiosamente dalle ferite".