Omicidio Meredith Kercher, Cassazione nega risarcimento a Sollecito. Lui: “Inspiegabile”
Raffaele Sollecito non avrà alcun risarcimento per i quattro anni di custodia cautelare trascorsi in carcere quando era accusato, insieme all’americana Amanda Knox, dell'omicidio di Meredith Kercher, la studentessa inglese uccisa a Perugia nel 2007. È quanto ha deciso la Corte di Cassazione che ha respinto il reclamo dell’ingegnere pugliese per avere oltre 500.000 euro di risarcimento per “l’ingiusta detenzione”. La quarta sezione penale della Cassazione ha bocciato il ricorso con cui i difensori di Sollecito chiedevano di rivalutare l'istanza di indennizzo che era stata già respinta dalla Corte d'appello di Firenze nello scorso febbraio. I giudici di Firenze avevano respinto la domanda di risarcimento mettendo in evidenza il fatto che Sollecito nelle prime fasi dell'inchiesta avrebbe tenuto una condotta “dolosa” e “gravemente menzognera”. I suoi avvocati, Giulia Bongiorno e Luca Maori, nella memoria presentata sostengono invece che lui non mentì e che anzi le prime dichiarazioni avvennero in violazione delle garanzia difensive. I giudici supremi della Cassazione non hanno però ritenuto valide le argomentazioni della difesa.
Sollecito: “Sto ancora subendo le conseguenze del carcere” – Sia Sollecito che Knox, dopo diversi processi, sono stati assolti in via definitiva dalle accuse e l’unico condannato per l’omicidio di Meredith è stato Rudy Guede, giovane di origini ivoriane giudicato con rito abbreviato e attualmente in carcere a Viterbo, dove sta scontando una condanna a 16 anni di reclusione. Il no al risarcimento è per Sollecito una decisione “inspiegabile”. “Sto subendo ancora – ha detto il giovane pugliese – le conseguenze degli anni passati in carcere da innocente”. “Il risarcimento che è stato negato a Raffaele poteva e doveva essere il giusto ristoro per l'ingiusta detenzione subita. Ma questo non scalfisce in alcun modo la sua innocenza”, ha invece commentato l'avvocato Giulia Bongiorno aggiungendo che farà ricorso alla Corte europea. “Non ci fermeremo”, ha precisato ancora il legale.