Omicidio Melania Rea, un’impronta scagiona Salvatore Parolisi?
L'impronta di una scarpa potrebbe riaprire, almeno parzialmente, il processo a carico di Salvatore Parolisi, il marito di Melania Rea accusato di averla uccisa il 18 aprile 2011 con 35 coltellate a Ripe di Civitella. L’uomo, ex caporale degli Alpini e tuttora in carcere, è stato condannato in appello a 30 anni di carcere. Ora una nuova perizia della difesa potrebbe dimostrare che sul luogo in cui è stata uccisa Melania Rea c'era qualcuno che non era suo marito Parolisi, ma forse l'assassino. Lo dimostrerebbe l'impronta di una scarpa insanguinata isolata dagli investigatori alla base del chiosco di Casermette di Civitella del Tronto (Teramo), vicino a dove si trovava il cadavere della donna. La Corte d'Appello de L'Aquila aveva ritenuto l'analisi della traccia non necessaria ai fini della decisione, e aveva rigettato la richiesta di approfondimento presentata dalla difesa, sulla base del presupposto che non sarebbe stato possibile individuare il modello di scarpa indossato da Parolisi il giorno dell’omicidio di Melania.
Parolisi continua a ribadire che quella impronta non è la sua
In ogni caso quell’impronta non è riconducibile a scarpe indossate dalla vittima né da altri soggetti che hanno transitato sulla scena del delitto. “Se, poi – ha detto il difensore di Parolisi, Nicodemo Gentile – dovessero essere confermati i risultati preliminari di una consulenza di parte, che prospetta trattarsi di impronta di piccole dimensioni, sicuramente non superiore al numero 40, anche Parolisi, che calza il 43, verrebbe con certezza escluso. Questo elemento che, senza alcuna difficoltà, supera i rilievi della Corte di secondo grado, apre a scenari diversi, confermando la validità delle ragioni della difesa che ha chiesto alla Corte di Cassazione di annullare la sentenza appello anche sotto questo profilo rinviando al nuovo giudice affinché effettui un'analisi tecnica approfondita sull'impronta”.