Omicidio Matteuzzi, la perizia dell’ex Giovanni Padovani: “Ha simulato la pazzia, non sente nessuna voce”
Non solo aveva piena capacità di intendere e di volere nel momento in cui ha deciso di uccidere l'ex fidanzata Alessandra Matteuzzi, ma Giovanni Padovani avrebbe pure accentuato i sintomi psichici, fino alla simulazione, perseguendo la strategia difensiva del vizio di mente. Così hanno stabilito i periti Pietro Pietrini, Giuseppe Sartori, Cristina Scarpazza, incaricati dalla Corte d’Assise che sta processando l’uomo per omicidio pluriaggravato.
Il femminicidio di Bologna è datato 23 agosto 2022, quando la donna di 56 anni venne massacrata a colpi di martello sotto casa sua dall’ex calciatore.
I risultati della perizia psichiatrica di Giovanni Padovani
Nelle 130 pagine di perizia psichiatrica gli esperti hanno dunque stabilito che "il punteggio ottenuto dal periziando sia di gran lunga superiore a quello di pazienti psichiatrici in regime carcerario, mentre sia paragonabile a quello dei soggetti sani esplicitamente istruiti a simulare".
E ancora: "È possibile concludere quindi per la presenza di una generalizzata tendenza ad accentuare significativamente, se non francamente simulare, sintomi psicopatologici e neurocognitivi. Egli, infatti, riporta con alta frequenza sintomi neurologici impossibili e sintomi psichiatrici che sono estremamente rari in pazienti con reali disturbi".
Tutte respinte le ipotesi proposte dalla difesa: disturbo delirante, disturbo psicotico breve, schizofrenia o disturbo di personalità. Tutta la sintomatologia di Padovani (ipocondria, depressione, isteria, deviazione psicopatica, paranoia, schizofrenia) per gli esperti della Corte non è credibile perché "improbabile e bizzarra anche nei pazienti che realmente hanno psicopatologie".
Le ‘voci' che gli dicevano cosa fare
C'è poi la questione delle voci, che l'omicida avrebbe sentito e che l'avrebbero spinto a uccidere. Un fatto però riportato solo molti mesi dopo quanto avvenuto nell'agosto 2022, nei primi colloqui con gli psichiatri. Padovani, che intanto si è visto negare il trasferimento in una Rems, ne parla per la prima volta solo il 12 giugno 2023, durante il primo incontro con i periti psichiatrici.
Poi nel secondo colloquio, il 30 giugno, queste presunte voci assumono quasi il ruolo di movente dell’omicidio: "Mi rimbombavano nella testa e mi cominciavano a dire: ‘Aggredisci! Non capisci che è una trappola? Il martello, prendi il martello! Aggredisci! In quel momento le voci mi rimbombavano nella testa come se mi gridassero venti persone"