Omicidio Liliana Resinovich, il marito Sebastiano rompe il silenzio: “Sono sereno, darò risposte a Procura”

"Sono tre anni che vengo a Rimini nel periodo pasquale, non voglio scappare da interviste. Questo è un posto a cui Liliana teneva e non sono mai riuscito a portarla. Il 26 aprile è il suo compleanno, allora lo vivrò per conto mio, pensando a lei e alle cose che avremmo potuto fare, ai viaggi".
Lo ha detto Sebastiano Visintin, il marito di Liliana Resinovich, la 63enne scomparsa a Trieste nel dicembre 2021 e trovata morta nel gennaio 2022, ai microfoni del programma Ore 14, in onda su Rai 2 e condotto da Milo Infante.
Si tratta della prima intervista rilasciata dopo aver ricevuto un avviso di garanzia. L'uomo è indagato per l‘omicidio della moglie. Il cadavere della donna era stato rinvenuto nel parco dell'ex ospedale psichiatrico, all'interno di sacchi neri per i rifiuti.
"Veramente mi manca. – ha aggiunto – In questi tre anni e quattro mesi mi hanno detto di tutto. Io non ho nessun problema, continuo la mia vita, pensando a Liliana, pensando di averla vicino a me. Qualche volta ci parlo anche. Mi porto sempre qualcosa di Liliana con me. La sento vicina, come se fosse qui con me. Tante volte dico “guarda questi posti qua purtroppo non sei riuscita a vederli, li guardo io”.
L’uomo, raggiunto mentre si trovava in bicicletta sulla spiaggia, è apparso commosso ricordando la moglie: "Sono stato iscritto nel registro degli indagati, di conseguenza assieme ad Alice e Paolo Bevilacqua che sono i miei avvocati, il mio consulente il dottore Barisani e il generale Garofalo abbiamo parlato, abbiamo cercato di mettere insieme le cose", ha detto ancora Visintin.
"Il mio avvocato adesso si sta interessando per avere dalla Procura tutti gli elementi per poter analizzare e vedere cosa fare. Io spero di essere sentito in modo da poter vedere insieme le cose su cui la Procura magari ha bisogno di avere delle risposte".
"Sono sereno e tranquillo e continuo la mia vita – ha concluso -. L’iscrizione nel registro degli indagati ce la aspettavamo, anche l’avvocato ha detto meglio essere iscritti nel registro degli indagati così abbiamo la possibilità di rispondere. È una cosa positiva. Spero che anche altre persone vengano sentite e ognuno dovrà rispondere sulle cose che sono state dette, prima, dopo e durante".