video suggerito
video suggerito

Omicidio Lida Pamio, una lettera anonima smonta le indagini. L’avvocato di Monica Busetto: “Chi sa parli”

Nel dicembre 2012 veniva trovata morta Lida Taffi Pamio, 87 anni, residente a Mestre. Per l’omicidio finisce in carcere nel 2014 Monica Busetto, sua vicina di casa. La donna è stata condannata a 24 anni di carcere insieme a Susanna Lazzarini, 49enne accusata anche di aver ucciso l’81enne Francesca Vianello. Una lettera anonima ora “smonta” le indagini.
A cura di Gabriella Mazzeo
51 CONDIVISIONI
Da sinistra Monica Busetto e Lida Taffi Pamio
Da sinistra Monica Busetto e Lida Taffi Pamio

Il 20 dicembre del 2012, l'87enne Lida Taffi Pamio è stata trovata morta nella sua abitazione di Mestre in una pozza di sangue. Il cadavere della donna, che viveva da sola, è stato trovato riverso sul pavimento della sua abitazione dal nipote che quel giorno avrebbe dovuto accompagnarla a fare una visita medica. La prima ipotesi formulata dagli inquirenti è quella di una rapina finita male, ma viene presto abbandonata quando gli investigatori notano che nell'abitazione non mancano oggetti di valore.

Per l'omicidio di Lida Taffi Pamio si trovano attualmente in carcere Susanna Lazzarini, arrestata nel 2016 con l'accusa di aver ucciso anche l'81enne Francesca Vianello, e Monica Busetto, condannata a 24 anni di pena e reclusa da 10.

L'inchiesta sull'omicidio, anche se apparentemente chiusa, appare ancora oggi intricata: Busetto fu infatti arrestata nel 2014 dopo un anno di indagini e si è sempre dichiarata estranea ai fatti. Ad incastrarla, secondo l'accusa, sarebbe una collanina trovata a casa della donna e appartenente alla vittima. Su quella catenina sarebbero state trovate tracce biologiche dell'anziana. Una quantità infinitesimale che secondo la difesa derivano da una contaminazione, più precisamente 3 picogrammi per microlitro.

Busetto ha negato di essere coinvolta nel delitto e lo stesso hanno sempre fatto i suoi avvocati difensori, Alessandro Doglioni e Stefano Busetto. Sul caso, il giornalista Massimiliano Cortivo e il docente di statistica per l'investigazione criminologica Lorenzo Brusattin hanno scritto un libro, "Lo Stato italiano contro Monica Busetto", nel quale viene ricostruita tutta la vicenda e le incongruenze nelle indagini.

Anche sulla base degli elementi riportati nel libro, i legali si sono rivolti alla Corte d'appello di Trento chiedendo la revisione del processo che però è stata respinta. A Fanpage.it, l'avvocato Stefano Busetto ha oggi raccontato di aver ricevuto una lettera anonima durante l'estate nella quale si parla di alcuni errori e passaggi di troppo durante le indagini e le analisi della prova regina, la catenina di proprietà della vittima.

"Non sono informazioni che avrebbe chiunque, lo abbiamo accertato durante la fase di verifica della missiva – ha raccontato -. Siamo arrivati fin dove potevamo, ora però avremmo bisogno di conoscere l'identità dell'autore anonimo".

Monica Busetto
Monica Busetto

L'omicidio di Lida Taffi Pamio

Lida Taffi Pamio, originaria del Lazio, si era trasferita a Mestre dopo il matrimonio. Nella vita aveva dovuto affrontare diversi lutti: prima quello del marito, poi quello del figlio appena 20enne. Nonostante i grandi dolori attraversati, non si era lasciata abbattere e aveva trovato negli anziani del quartiere un valido sostegno per non abbandonarsi alla solitudine.

Il 20 dicembre 2012, la donna è stata trovata morta nella sua abitazione di Mestre. A scoprire il suo corpo è stato il nipote che avrebbe dovuto accompagnarla a fare una visita medica. Il suo cadavere è stato trovato in una pozza di sangue sul pavimento tra la sala da pranzo e la cucina. La donna sarebbe stata prima picchiata, poi strangolata e infine accoltellata.

La prima ipotesi di una rapina finita male viene presto accantonata dagli inquirenti. Nell'appartamento, infatti, non mancava nulla se non una catenina d'oro che Lida aveva sempre al collo. Il killer, inoltre, si era preoccupato di pulire al meglio ogni traccia.

I sospetti sono ricaduti subito su una donna: sull'interruttore della luce di casa Pamio, infatti, viene rilevata una traccia di Dna femminile. Per il delitto viene subito indicata come sospettata Monica Busetto, la 52enne dirimpettaia dell'anziana.

La donna, che durante gli interrogatori aveva detto di avere un ottimo rapporto di vicinato con l'87enne, avrebbe invece riservato all'anziana parole molto dure durante una conversazione con un'altra residente del quartiere. Nell'abitazione della donna, poi, è stata trovata la catenina incriminata sulla quale, all'inizio, non sarebbero emerse tracce dell'anziana poi individuate in un secondo momento tramite accertamenti.

Lida Pamio
Lida Pamio

L'ingresso in carcere della vicina Monica Busetto

La donna è stata arrestata nel 2014 dopo un anno di indagini sul caso Taffi Pamio. La vicina dell'87enne si trova in carcere da allora con una breve parentesi di scarcerazione nel 2016, quando invece viene arrestata Susanna Lazzarini, una donna di 49 anni accusata dell'omicidio di Francesca Vianello, un'anziana 81enni residente a Mestre.

Il delitto di Vianello, dal quale poi gli inquirenti sono riusciti a collegare il nome di Lazzarini anche al caso Taffi Pamio, è stato compiuto con le medesime modalità omicidiarie nel 2015, circa due anni dopo l'omicidio dell'87enne.

Sull'interruttore della luce di casa dell'87enne il Dna femminile ritrovato non è riconducibile a Busetto. Secondo le indagini, appartiene a Lazzarini: la 49enne, infatti, è la figlia di un'amica in comune di Vianello e Taffi Pamio.

È la stessa Lazzarini a confessare di aver fatto tutto da sola al figlio durante un colloquio nel quale non sapeva di essere registrata. La 49enne conferma poi questa versione dei fatti durante tre interrogatori, come spiega anche l'avvocato Busetto a Fanpage.it. 

"Noi sappiamo chi è la responsabile dell'omicidio – ha sottolineato il legale -. È Susanna Lazzarini, rea confessa tra l'altro del delitto, che in tre interrogatori ha affermato di aver fatto tutto da sola e che poi ha nuovamente citato Busetto come sua complice. Nella missiva che abbiamo ricevuto si parla di un errore commesso in fase di indagine e di diversi ‘passaggi' della collanina considerata prova regina per la carcerazione della nostra assistita".

Soltanto nel quarto interrogatorio, infatti, Lazzarini ha parlato di Monica Busetto, sostenendo che la donna l'abbia aiutata a compiere il delitto Taffi Pamio. "Il nome della nostra assistita è stato fatto solo dopo interrogatori molto suggestivi da parte dei pm che per circa 56 volte, non ricordo con precisione quante, chiedono a Lazzarini se con lei vi fosse anche Busetto. Abbiamo fatto di tutto per valorizzare questi elementi, anche nell'ultima istanza di revisione, ma non siamo stati creduti" ha concluso il legale.

La lettera anonima recapitata agli avvocati

Quest'estate i due legali di Busetto hanno ricevuto una missiva con francobollo scritta da un testimone rimasto anonimo. Nella lettera, il "testimone x" racconta di alcuni errori nelle indagini e di una serie di passaggi della catenina poi analizzata come prova regina della colpevolezza di Busetto.

"Si tratta di una persona che parla di un eventuale errore commesso senza malizia – spiega a Fanpage.it l'avvocato Stefano Busetto – da parte di una persona che verosimilmente è stata parte attiva delle indagini. Non abbiamo dato subito peso alla segnalazione arrivata durante l'estate, l'abbiamo verificata e ci siamo accorti che questo testimone sapeva molte più cose di quello che poteva sapere chiunque altro leggendo i giornali o gli atti del fascicolo. Questa persona per il momento non ha un nome e un cognome, abbiamo provato a verificare gli elementi che ci ha dato e siamo andati avanti fin dove abbiamo potuto, ora però avremmo davvero bisogno di conoscerla. Vorremmo che si facesse avanti".

"Mentre lavoravamo abbiamo mantenuto il massimo riserbo sull'esistenza di questa missiva, neppure i nostri collaboratori più stretti ne erano a conoscenza. Inizialmente non lo abbiamo detto neppure alla nostra assistita, non volevamo darle false speranze. Adesso però siamo a un punto in cui di questa lettera non possiamo farcene nulla, non possiamo consegnarla alla Procura perché per quello che ne può sapere, potremmo averla scritta anche noi difensori di nostro pugno: la missiva ha solo un francobollo senza intestazione del mittente e firma. Purtroppo è inutilizzabile".

L'appello di Monica Busetto dal carcere

"Non siamo stati creduti su dati francamente oggettivi – ha ribadito ancora l'avvocato -. Figurarsi cosa può succedere con una lettera del genere. Siccome i dati forniti sono credibili e mostrano una conoscenza del caso molto approfondita, molto lontana da quella che può essere la conoscenza di un ‘appassionato' o di un mitomane, vorremmo capire chi è che scrive".

"Abbiamo raccontato di questa lettera anche alla nostra assistita che si è molto commossa. Ci ha chiesto di lanciare un appello, di chiedere a chi sa di parlare, di farsi avanti. Noi garantiamo l'anonimato, vogliamo solo conoscere l'autore di questa lettera, dargli un nome e un volto e capire chi sta cercando di aiutare Monica".

"Le informazioni contenute in questa missiva e le incongruenze che abbiamo più volte sottolineato potrebbero essere importanti per riaprire in qualche modo il caso".

51 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views