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Omicidio Lettieri: “Ho ucciso Antonella perché mi ricattava, voleva dire a tutti della nostra storia”

Dalla confessione di Salvatore Fuscaldo, il bracciante arrestato per l’omicidio della vicina, emergerebbe il movente: “Antonella mi chiedeva soldi per non rivelare la nostra relazione”. La sua confessione, che scagiona la moglie e il fratello, però, non convince del tutto gli inquirenti.
A cura di Angela Marino
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Dalla lunga confessione di Fuscaldo sarebbe emerso il movente del barbaro assassinio di Antonella Lettieri, uccisa a 38 anni nella sua casa a Cirò Marina. Nel carcere di Castrovillari in cui è recluso dal giorno dell'arresto – come riporta Velevet News – l'agricoltore ha detto di aver ucciso la commessa al culmine di una lite scoppiata per l'ennesima richiesta di denaro della donna, che – secondo la versione resa dall'uomo, priva per ora di conferme –  lo ricattava in cambio della promessa di non fare parola della loro relazione clandestina. Una relazione che, sempre secondo l'assassino della donna, durava da 7 anni all'insaputa della moglie. L'uomo ha specificato di aver agito da solo, escludendo il concorso della moglie Cristina Avena e del fratello Cataldo Fuscaldo. Gli inquirenti valuteranno la credibilità della versione di Fuscaldo che così ha ricostruito il femminicidio avvenuto la sera dello scorso 8 marzo.

La ricostruzione

Salvatore Fuscaldo ha raccontato di aver afferrato con una mano il "tubo dell'acqua", recuperato nella casa della vittima dove da poco era stato effettuato un intervento di ristrutturazione e di aver impugnato un coltello a serramanico , reperito anche questo sul posto, con l'altra mano. Così armato si sarebbe avventato contro Antonella. Una versione che solleva non pochi dubbi, fra cui quello della verosimiglianza di un'aggressione perpetrata a due mani con due armi diversi. Non si può escludere che due persone abbiano massacrato la ragazza, l'una sfondandole il cranio con il tubo, l'altra infierendo sul suo corpo con il coltello.

Dopo il delitto il bracciante si è disfatto degli abiti insanguinati e le armi lanciandoli dal finestrino della sua auto. Una volta rientrato a casa – come testimoniato dai figli – si sarebbe messo tranquillamente a guardare la TV. Solo l'indomani, secondo la versione fornita agli inquirenti, sarebbe tornato nel vigneto dove aveva abbandonato le prove del delitto per bruciare gli indumenti e sotterrare le armi.

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