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Omicidio Kristina Gallo, l’avvocato Iannuccelli: “Caso incredibile di segregazione morale e materiale”

L’avvocato Barbara Iannuccelli a Fanpage.it sull’omicidio di Kristina Gallo, la 27enne uccisa in casa a Faenza a marzo 2019 presumibilmente dall’ex fidanzato Giuseppe Cappello: “Tutti sapevano ma nessuno ha fatto niente”.
A cura di Ida Artiaco
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"L'omicidio di Kristina Gallo è un caso incredibile di segregazione morale e materiale, soprattutto perché tutti sapevano ma nessuno ha fatto niente".

A parlare a Fanpage.it è Barbara Iannuccelli, avvocato che assiste l'Associazione La Caramella Buona, costituitasi come parte civile nel processo sulla morte della giovane mamma di 27 anni, trovata cadavere il 26 marzo 2021 dal fratello nella sua casa di Faenza.

Unico imputato nel procedimento penale con l'accusa di omicidio aggravato dallo stalking è Giuseppe Cappello, ex fidanzato della vittima, arrestato nel luglio dello scorso anno ed ora è ai domiciliari, con ausilio del braccialetto elettronico.

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L'uomo, tuttavia, continua a dichiararsi innocente, anche se, stando all'informativa finale dei carabinieri sull'omicidio della 27enne, "gli elementi sin qui descritti dipingono un quadro indiziario nei confronti di Cappello nel quale gli indizi appaiono oltremodo coerenti, gravi, univoci e concordanti".

L'incubo di Kristina, emerge dall'informativa depositata agli atti dell'inchiesta, era cominciato molto prima della sua morte. Come si legge nel documento stilato dai carabinieri, la donna "nel corso degli anni è stata minacciata, picchiata e soggiogata da Giuseppe Cappello che l’ha trascinata in un baratro di ozio, droga e isolamento. Di lui ne era invaghita nonostante tutto; aveva provato più volte a mettere la parola fine ad una relazione che lei stessa aveva capito essere distorta, ma ogni volta lui, con tenacia ed insistenza oltre il limite della persecuzione, era riuscito a farla desistere".

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A causa di Cappello, Kristina non aveva più amicizie, si era allontanata dalla famiglia e aveva perso il lavoro. Le indagini hanno dimostrato nell'ultimo mese di vita, tra febbraio e marzo 2019, "Cappello le aveva rotto e sottratto il telefono, poi ceduto ad uno spacciatore, e le aveva requisito le chiavi di casa, tutte cose che già in passato aveva fatto così come le indagini hanno permesso di documentare". Lei lo definiva "psicopatico stalker" ed anche chi le era vicino lo sapeva.

Per Capello, che aveva una relazione e conviveva con un'altra donna, affermano i militari, Kristina era una "mina vagante" perché "stava venendo tutto a galla, aveva dovuto dare spiegazioni persino ai genitori quando Kristina si era presentata a casa loro: "Questa mi manda nei guai ciccio, questa mi inguaia proprio", avrebbe detto nella conversazione con un amico.

Il prossimo appuntamento sarà il 4 aprile davanti al gup quando saranno sentiti i periti di accusa, difesa e parti civili.

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