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Omicidio Kristina Gallo, la sentenza: il suo ex condannato a 30 anni, accolta richiesta dell’accusa

La sentenza per l’omicidio di Kristina Gallo, la giovane donna trovata morta nel suo appartamento a Faenza nel marzo del 2019. A processo l’uomo con cui aveva avuto una relazione, Giuseppe Cappello.
A cura di Susanna Picone
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Giuseppe Cappello, accusato di aver ucciso Kristina Gallo, è stato condannato a trenta anni di carcere. La sentenza è stata letta oggi in Tribunale a Bologna, al termine del processo con rito abbreviato. Il giudice ha accolto le richieste dell'accusa.

Presente alla lettura della sentenza, Cappello, difeso dagli avvocati Gabriele Bordoni e Alessandra Di Gianvincenzo, ha lasciato il tribunale senza fare dichiarazioni.

Il procuratore aggiunto Francesco Caleca aveva infatti chiesto 30 anni di condanna per Cappello, 44enne accusato di aver ucciso la giovane donna con cui aveva una relazione. Hanno preso ieri la parola dopo il pm i difensori di parte civile per la famiglia, avvocati Cesarina Mitaritonna e Francesco Cardile, l'avvocato Barbara Iannuccelli per l'associazione La Caramella Buona e infine i difensori dell'imputato, avvocati Gabriele Bordoni e Alessandra Di Gianvincenzo.

Nelle udienze precedenti del processo erano stati sentiti i periti medico-legali, chiamati a pronunciarsi sulle cause della morte di Kristina. "L'omicidio di Kristina Gallo è un caso incredibile di segregazione morale e materiale, soprattutto perché tutti sapevano ma nessuno ha fatto niente”, aveva detto l’avvocato Iannuccelli a Fanpage.it descrivendo quanto accaduto alla giovane donna di Faenza.

"Giustizia fatta per Kristina Gallo", ha commentato sui social l'avvocato Iannuccelli. Disposti anche risarcimenti alle parti civili, i familiari assistiti dagli avvocati Francesco Cardile e Cesarina Mitaritonna e l'associazione La Caramella buona.

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La decisione del giudice, ha detto l'avvocato dell’imputato, "accoglie la tesi dell'accusa rispetto alla quale abbiamo mosso critiche, capiremo attraverso la motivazione, che farà la differenza, la traiettoria del suo ragionamento. Ci sarà l'appello, il giudizio di legittimità, c'è ancora tanta strada da fare. Oggi prendiamo atto con dispiacere, pensavamo di aver messo l'accento su aspetti determinanti che lasciavano un più che ragionevole dubbio in capo all'imputato".

La morte di Kristina Gallo

Kristina Gallo venne trovata morta in casa nel marzo del 2019. La giovane era nuda, con le gambe sotto al letto nel suo appartamento. Inizialmente, il caso fu mandato verso l'archiviazione dalla Procura come decesso naturale, solo in un secondo momento è stato riaperto con l'ipotesi di omicidio aggravato dallo stalking.

Secondo i consulenti Cristina Cattaneo e Biagio Leone non vi è "alcuna prova che la causa di morte sia stata di tipo naturale", ma ci sono "elementi suggestivi di una morte criminosa e dell’intervento di terzi nel determinismo del decesso".

Lo scorso maggio, nella precedente udienza del processo, i RIS hanno proiettato la ricostruzione in 3D della scena del crimine: Kristina – stando a quanto è emerso – non è finita sotto al letto da sola e il dna trovato sotto le unghie e sul reggiseno è quello dell’ex Giuseppe Cappello.

Cappello si è sempre detto innocente

Cappello è stato arrestato tre anni dopo la morte di Gallo, nel luglio dello scorso anno. L’uomo ha sempre detto di essere innocente, anche se, stando all'informativa finale dei carabinieri sull'omicidio della donna, ci sono elementi che "dipingono un quadro indiziario nei confronti di Cappello nel quale gli indizi appaiono oltremodo coerenti, gravi, univoci e concordanti".

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