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Omicidio Isabella Tregnaghi, Erika Podmenich accusata di aver drogato e derubato due donne: dubbi sul movente

Le indagini sul delitto di Trieste proseguono per accertare il reale movente dietro l’efferato gesto. Erika Podmenich avrebbe affermato di aver agito al culmine di una lite ma gli inquirenti hanno molti dubbi: dall’arma del delitto, a precedenti accuse fino al rapporto con la vittima Isabella Tregnaghi.
A cura di Antonio Palma
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Resta in carcere Erika Podmenich la 58enne accusata di aver ucciso a coltellate in casa sua Isabella Tregnaghi, la pensionata 89enne di Trieste trovata morta in una pozza di sangue lunedì scorso. Per il Gip infatti è alto il rischio di reiterazione del reato e i domiciliari non sono sufficienti a scongiurarlo. A pesare sulla decisione anche il fatto che la donna è indagata anche per altri due episodi nei quali due donne sarebbero state narcotizzate durante un caffè e successivamente derubate. Per il gip infatti è “innegabile” la pericolosità sociale dell’indagata.

Le indagini sul delitto intanto proseguono per accertare il reale movente dietro l’efferato omicidio. Secondo quanto ricostruito finora, Isabella Tregnaghi è stata colpita cinque volte al capo e al collo con un coltello da cucina che le ha inferto una profonda ferita mortale. Una condotta che lo stesso giudice per le indagini preliminari ha definito di “smodata violenza omicida” e “di non comune ferocia”. Sul corpo della vittima inoltre sono state riscontrate altre ferite su arti, fianco e addome.

L’indagata, confessando il delitto in interrogatorio, avrebbe dichiarato di aver agito in un momento di esasperazione e al culmine di un litigio, sostenendo di essere stanca di subire pressioni da parte dell’anziana. Una ricostruzione a cui gli inquirenti però al momento non credono. Lo stesso Gip infatti ricorda che l’arma usata, un grosso coltello da cucina non era della vittima ma era stato comprato la mattina stessa del delitto. Inoltre avrebbe indossato dei guanti e infine si sarebbe disfatta di vestiti sporchi di sangue, refurtiva e coltello gettandoli in un cassonetto lontano.

Dai primi riscontri pare che in effetti le due da mesi si frequentavano, ma non erano così in confidenza visto che era la prima volta che Podmenich entrava nella casa della vittima. Nell’abitazione vi è stata appena mezz’ora e, secondo l’accusa, prima delle coltellate avrebbe anche tentato di soffocare l'anziana con una sciarpa.

La 58enne, madre di due figli trentenni, viveva con la Naspi dopo essere stata licenziata per assenze prolungate al lavoro ed era incensurata ma, nell’ordinanza di custodia, il Gip scrive che l’indagata è stata protagonista di una "condotta frutto di una determinazione omicida di smodata violenza" e "ha dato prova di essere capace di azioni di non comune ferocia e di preordinate e insidiose condotte predatorie".

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