Femminicidio Giada Zanola, l’amica Michela: “Era un’anima buona, siamo tutti sotto shock”
Nessuno riesce ancora a credere alla tragedia di Giada Zanola, 34enne di origini bresciane che, all'alba del 29 maggio, ha perso la vita dopo essere stata spinta da un cavalcavia dell'A4 dal compagno e padre di suo figlio. Né tanto meno riescono a crederci gli affetti più cari. Tra loro Michela, un'amica di vecchia data di Giada: "Siamo tutti sotto shock – dice a Fanpage.it -, Giada era un'anima buona, sempre piena di energia".
"Io e Giada abbiamo fatto le modelle a parecchi eventi automobilistici in passato – continua Michela -, ai tempi in cui lei viveva ancora a Bergamo. Poi si è trasferita a Padova e ha avuto il suo piccolino, ci siamo un po' perse di vista, ma abbiamo condiviso tante esperienze e ho un ricordo bellissimo di lei. Tutti gli amici che aveva qui lo hanno e nessuno riesce a credere a quanto accaduto. Speriamo solo che sia fatta giustizia".
Una ragazza piena di interessi, appassionata di motori, fiori e tatuaggi, in passato fotomodella per eventi e negozi di abbigliamento. Era cresciuta a Folzano, appena fuori Brescia, dove aveva vissuto con il fratello Daniel fino al 2016. Poi il trasferimento a Bergamo e successivamente a Venezia e a Padova, dove lavorava in un negozio di cosmesi. E proprio in Veneto era iniziata la convivenza con Andrea Favero, compagno e padre di suo figlio, ora accusato di femminicidio.
La coppia, come hanno rivelato gli inquirenti e confermato a Fanpage.it il fratello Daniel, era in crisi. "Mai avremmo immaginato un'evoluzione simile, lui non sembrava una persona pericolosa", spiega il fratello. Le indagini hanno invece fatto emergere un'altra verità: "Negli ultimi tempi – scrive in una nota la Questura di Padova, che si sta occupando del caso – la relazione tra i due era in crisi e si erano verificate violente liti". Sul 39enne sono stati trovati "lividi ed escoriazioni", riconducibili a discussioni e colluttazioni con la compagna. Favero avrebbe anche riferito al pm di essere preoccupato all'idea di non poter più vedere il bambino. L'uomo è ora in carcere con l'accusa di omicidio volontario aggravato, in attesa dell'udienza di convalida del fermo.