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Omicidio Garlasco, legale della famiglia Poggi: “Stasi non vuole pagare il risarcimento”

La denuncia di Gianluigi Tizzoni, avvocato della famiglia di Chiara: “Non ha ancora versato un euro del milione e 100 mila euro dovuto alla famiglia. E ha rinunciato all’eredità del padre, pur essendo nullatenente”.
A cura di C. T.
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Alberto-Stasi

Alberto Stasi, condannato dalla Corte di Cassazione per l'omicidio della fidanzata Chiara Poggi non avrebbe intenzione di pagare il risarcimento dovuto alla famiglia della ragazza. A rivelarlo è stato Gianluigi Tizzoni, avvocato dei Poggi, che alla Provincia Pavese ha detto che Stasi "non ha ancora versato un euro di risarcimento danni e di spese legali alla famiglia della vittima". Il ragazzo è stato condannato a sedici anni di carcere e a pagare un contributo di un milione e 100 mila euro, comprensivo di interessi e parcelle dei legali. Secondo Tizzoni, "il risarcimento, immediatamente esecutivo, era dovuto fin dalla condanna nell'appello bis per l'omicidio di Chiara". Il problema, ha spiegato il legale, è però che Stasi – che è nullatenente- avrebbe rinunciato all'eredità del padre. "Eppure – ha aggiunto Tizzoni – non ha lasciato debiti: possiede beni in attivo tra cui un'attività commerciale a Garlasco, la villa di famiglia e una casa al mare". Secondo l'avvocato della famiglia Poggi si tratta di una "situazione che va verificata".

Stasi è rinchiuso nel carcere di Bollate dallo scorso 12 dicembre, dopo che la Cassazione lo ha condannato in via definitiva. Il ragazzo, però, si è sempre dichiarato innocente. In una lettera al Quotidiano Nazionale ha scritto che "non è facile per un innocente che attendeva i giorni della sentenza con la speranza di ritornare libero, entrare in carcere. Sto cercando di inserirmi nella realtà carceraria. Il lavoro svolto da educatori, volontari e direzione penitenziaria è encomiabile. La vita di un detenuto non è solo una condizione fisica, ma è anche (e soprattutto) mentale: il corpo può essere ristretto, la mente no. Non mi sento un detenuto. Mi sento un prigioniero".

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