video suggerito
video suggerito

Omicidio Elena Raluca Serban, pena ridotta al killer Falloni per la sua “desolante solitudine”

Una condanna ridotta a 24 anni per Gabriel Falloni, oltre che per le attenuanti generiche, anche per il “quadro di estrema, desolante solitudine”. Così i giudici della corte d’Assise d’Appello nella motivazione della sentenza per l’omicidio di Elena Raluca Serban.
A cura di Chiara Ammendola
700 CONDIVISIONI
Gabriel Falloni ed Elena Raluca Serban
Gabriel Falloni ed Elena Raluca Serban

“Gabriel Falloni non aveva amici, non aveva relazioni affettive, era in urto con la propria famiglia d’origine e incapace di intrattenere normali relazioni con gli altri”, che evince “solamente il quadro di estrema, desolante solitudine che pare averne accompagnato, se non l'intera esistenza, quando meno la fase adulta”. È quanto scrivono i giudici della Corte d'Assise d'Appello nelle motivazioni della sentenza con la quale è stata ridotta a 24 anni la pena per il 37enne di Sorso che il 17 aprile 2021 ha ucciso Elena Raluca Serban.

L'omicidio è avvenuto nell'appartamento che la donna aveva preso in affitto ad Aosta da circa un mese. Gabriel Falloni aveva preso appuntamento con lei dopo aver trovato il suo numero di telefono su un sito di annunci per escort. Una volta in casa però l'avrebbe aggredita, prima strangolandola e poi tagliandole la gola. L'uomo, dopo l'omicidio, era fuggito con 8mila euro. Fermato dai carabinieri aveva subito confessato l'omicidio spiegandolo come una reazione a uno sfottò per una disfunzione sessuale. Ma secondo i giudici il delitto sarebbe stato perpetrato a scopo di rapina.

Condannato in primo grado all'ergastolo, la pena è stata ridotta in appello a 24 anni riconoscendo le attenuanti generiche in equivalenza rispetto alla circostanza aggravante della recidiva e di quella del nesso teleologico (l'omicidio era finalizzato a poter compiere una rapina), che è stato confermato.

“La perizia disposta dalla Corte valdostana – scrivono i giudici di secondo grado – su istanza della difesa, ha accertato che l’imputato soffre di un ‘Disturbo di personalità di tipo antisociale’. Proprio in quanto si è accertato che tutto ciò non ha e non ha avuto riflessi sulla sua capacità di intendere e di volere, più che andare alla ricerca delle sue colpe, appare conforme ad equità dargli rilievo mitigando il trattamento sanzionatorio”.

Nel determinare la pena, la Corte d’assise d’appello di Torino ha “tenuto conto, in particolare, dell’efferatezza dell’omicidio, del fatto che la vittima fosse totalmente indifesa, dei gravi ed anche specifici precedenti dell’imputato”. Secondo i giudici “le rapine commesse ai danni di altre prostitute alcuni anni prima” rivelano “l’assenza di scrupoli e l’indole violenta dell’imputato, non certo una sua particolare abilità criminale”.

700 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views