Omicidio Elena Ceste, Buoninconti sta per chiedere la revisione del processo
Lo avevamo lasciato in carcere dopo la condanna definitiva a 30 anni di reclusione per l'omicidio della moglie Elena Ceste, avvenuto a Motta di Costigliole D'Asti (Torino), nel 2014. Oggi Michele Buoninconti, che ha perso la potestà genitoriale dei quattro figli avuti con Elena Ceste, si trova nel carcere di Alghero dove sta conducendo i suoi studi in Economia e dove si prepara a una grossa sfida: la richiesta di revisione del processo per l'omicidio di Elena Ceste. Fonti vicine al pool difensivo dell'ex vigile del fuoco di Costigliole d'Asti, riferiscono di una nuova indagine scientifica condotta dalla Falco Investigazioni. "Ci sono elementi genetici che le attività d'indagine della Procura non hanno rilevato – dice a Fanpage, Eugenio d'Orio, Biologo e genetista forense, Presidente dell'Associazione-Unione dei Biologi Forensi Italiani – queste tracce verranno a breve analizzate da noi".
"Stiamo lavorando a una tesi alternativa a quella sostenuta dalla sentenza – spiega ancora a Fanpage, Davide Cannella, investigatore – sia per quel che attiene la scomparsa, sia per quel che attiene il ritrovamento". Sotto la lente del team c'è la causa della morte di Elena Ceste, che per tre gradi di giudizio è stata attribuita all'asfissia da strangolamento. Il cadavere di Elena è stato ritrovato nel rio Mersa, senza vestititi, dopo mesi di permanenza in acqua. "Elena – dice Anna Vagli, criminologa che in questi mesi si è occupata del caso – potrebbe essere stata vittima di un episodio psicotico nel corso del quale si è allontanata nuda da casa. Denudarsi è uno dei comportamenti deliranti tipici di questi episodi".
Nonostante dall'epoca dei fatti si professi innocente, i figli di Michele Buoninconti non gli hanno mai creduto e continuano a non voler avere contatti di alcune genere con il padre.