Omicidio Elena Ceste, al via esami genetici sui 5 campioni potrebbero ribaltare il caso
Sono ufficialmente iniziati i nuovi esami sui cinque campioni biologici prelevati sulla scena del crimine dell'omicidio di Elena Ceste. Si tratta di cinque reperti raccolti dai consulenti della difesa di Michele Buoninconti – che per l'omicidio della moglie sconta in carcere una condanna a 30 anni – nel tubo di scolo del rio Mersa, dove si trovava il corpo senza vita di Elena. Al laboratorio di genetica forense dell'Università di Tor Vergata si sono riuniti oggi i consulenti di parte civile e difesa. Per la famiglia di Elena erano presenti la criminologa e psicologa forense, Roberta Bruzzone e la genetista Marina Baldi, a capo del laboratorio ‘Genoma' di Roma. Per la difesa del vigile del fuoco condannato per il delitto di Costigliole d'Asti, invece, erano presenti il genetista Eugenio D'Orio, Denise D'Orio e Simona Mega, l'investigatore Davide Cannella e Anna Vagli, giurista e criminologa, ultimo acquisto della squadra del Buoninconti.
Per tre gradi di giudizio Michele Buoninconti è stato ritenuto l'assassino della moglie. Secondo la sentenza, infatti, il 24 gennaio 2014, il pompiere l'avrebbe strangolata nella loro stanza da letto per poi abbandonarne il corpo a pochi chilometri da casa nelle acque del Rio Mersa, dove è stato trovato mesi dopo. Le condizioni del cadavere, rinvenuto nove mesi dopo, non hanno consentito di accertarne le cause della morte. Ed è proprio in questo vuoto che si annidano i dubbi della difesa che sta tentando di confutare l'ipotesi strangolamento, in favore di una morte accidentale, per assideramento. Elena, dunque, per la difesa del marito, sarebbe fuggita da casa seminuda in preda a un episodio psicotico e sarebbe poi morta per il freddo. Una tesi difficile da accreditare, ma sulla quale al momento si stanno concentrando gli sforzi della difesa, determinata, inseme al suo assistito, a ottenere la revisione del processo.