Omicidio di Natalia Chinni, l’autopsia sul corpo dell’ex insegnante: colpita da sette proiettili
Colpita sette volte da proiettili, pallini sparati da un'arma da fuoco, probabilmente un fucile: sono questi i primi risultati emersi dall'autopsia eseguita oggi sul corpo di Natalia Chinni, l'ex insegnate in pensione uccisa venerdì scorso nella casa di famiglia a Gaggio Montano, sull'Appennino bolognese. Elementi che confermano la prima ricostruzione fatta dagli inquirenti che parlano di un fucile da caccia come arma del delitto. Dall'esame post mortem sulla salma della pensionata 72ene residente a Porretta Terme, dunque, non ci sono dubbi sul fatto che si sia trattato di un omicidio. Un delitto che per i consulenti medico legali della Procura si sarebbe consumato sul luogo del ritrovamento del cadavere dalle 5 alle 15 ore prima della scoperta dell'omicidio da parte del figlio della donna che era andato a cercarla
Altri elementi utili alle indagini sulla violenta morte della donna saranno resi noti con la relazione finale dell'autopsia redatta dal medico legale insieme ai periti incaricati dalla Difesa e dai familiari della vittima. Per la morte della donna infatti c'è già un indagato contro il quale però al momento non sono stati presi provvedimenti restrittivi. Si tratta di un vicino di casa e cugino della vittima che è iscritto nel registro degli indagati con la pesante accusa di omicidio aggravato dai futili motivi. Per gli inquirenti la donna potrebbe aver aperto la porta all'uomo che conosceva bene col quale però sarebbe nata una lite sfociata poi nell’aggressione mortale.
L'uomo dal suo canto ha negato categoricamente il proprio coinvolgimento professandosi innocente e completamente estraneo ai fatti. L'indagato, che ha una vecchio porto d'arma per la caccia, non ha precedenti penali così come non risulta al momento aver avuto vecchie liti con la vittima. In paese viene descritto come "una persona per bene". Ha anche fornito un alibi su cui ora si stanno concentrano gli inquirenti per verificarne l'attendibilità. Nel frattempo si cerca l'arma del delitto, un fucile che potrebbe essere stata gettata dal killer da un ponte a pochi chilometri dalla casa della vittima. Per questo nelle scorse i sommozzatori i vigili del fuoco hanno scandagliato il letto del fiume Reno alla ricerca di indizi.