Omicidio di Lecce, il passo falso dell’infermiere su Whatsapp
Un errore, un'ingenuità commessa sui social, non immaginando di essere osservato dagli inquirenti. Così Antonio De Marco, l'infermiere in carcere per l'assassinio dei fidanzati di Lecce, si è tradito su Whatsapp. È stato esaminando la lista contatti di Daniele De Santis, uno dei primi accertamenti svolti in sede di indagine, infatti, che gli investigatori si sono accorti di un particolare. La foto di De Marco, memorizzato come ‘ragazzo infermiere' da Daniele dopo il 24 settembre è apparsa oscurata. Dopo aver commesso il delitto e temendo di essere pedinato, De Marco, verosimilmente, aveva cancellato o bloccato De Santis dalla sua lista contatti. È stato questo elemento, insieme ad altri, a far ritenere a chi indagava che stesse svolgendo un attività di depistaggio e alterazione delle prove. E che fosse a rischio fuga.
Antonio De Marco aveva capito di essere nel mirino degli inquirenti e, forse, si era anche accorta di essere costantemente seguito, tanto che al momento dell'arresto ha chiesto: "Da quando mi state pedinando?". A mettere gli inquirenti sulla pista dell'infermiere sono stati diversi elementi. Prima di tutto, l'essere stato affittuario di Daniele De Santis. Nel corso dei primi rilievi, infatti, era emersa la mancanza totale di segni di effrazione. L'assassino, dunque, aveva le chiavi non soltanto dell'appartamento, ma anche del portone di ingresso dello stabile. La ricerca, quindi, si era estesa a tutti gli ospiti di quello che fino ad agosto era stato un B&B. E De Marco, uno degli ultimi ospiti, era salito in cima alla lista dei sospettati.
Ieri il giovane ha ricevuto la sua prima visita in carcere. La sorella maggiore è andata a fargli visita nella struttura circondariale di Borgo San Nicola, dove si trova recluso da una settimana, per consegnargli indumenti puliti e altri oggetti. Nel corso del colloquio la ragazza lo ha pregato di collaborare con gli inquirenti e di ‘dire tutta la verità'. Al complesso puzzle investigativo, infatti, manca ancora un movente. Pur avendo confessato De Marco non ha saputo o voluto fornire una motivazione del delitto che andasse oltre ‘la rabbia' e ‘l'invidia' per la felicità della coppia.