video suggerito
video suggerito

Omicidio di Giusy Ventimiglia, il fratello: “Indagini puntano su mio padre: assurdo”

“Invece di cercare chi fa fatto del male a mia sorella la Procura pressa su mio padre”. Così Salvo Ventimilia, fratello di Giusy, la donna scomparsa quattro anni fa a Bacheria, commenta gli ultimi accertamenti della Procura di Termini Imerese, che secondo la sua opinione, sospetta del papà settantenne della donna, l’ultimo a vederla la mattina del 13 novembre 2016.
A cura di Angela Marino
413 CONDIVISIONI
Immagine

"Temiamo che la Procura sospetti proprio di nostro padre". Così a Fanpage.it, Salvo Ventimiglia, fratello di Giusy, la donna scomparsa da Bagheria (Palermo) nel novembre del 2016. Dopo quattro anni, la Procura ha aperto un fascicolo per omicidioiscrivendo una persona nel registro degli indagati. "Non vogliamo credere che si tratti di nostro padre, ma dal tipo di domande fatte a noi figli sulle sue abitudini e sui ipotetici comportamenti violenti nei nostri confronti, ci pare di capire che i sospetti di chi indaga cadano proprio su di lui. Mi auguro di essere smentito, sarebbe per noi una seconda violenza dopo la perdita di Giusy".

In questi ultimi tre anni Salvo Ventimiglia ha lanciato appelli attraverso programmi televisivi e giornali, chiedendo risposte sulla scomparsa di sua sorella. Giusy, 38 anni, single, fa perdere le sue tracce, ufficialmente il 13 novembre, 2016, una domenica mattina. A vederla per l'ultima volta è proprio il padre 70enne, con cui viveva. Il suo cellulare aggancia per l'ultima volta la cella di via del Fonditore, una strada sterrata che si allunga per diversi ettari nelle campagne di Bagheria.

All'attenzione degli inquirenti, che aprono un fascicolo per sequestro di persona, salta immediatamente lo stile di vita di Giusy, le sue frequentazioni maschili, la dipendenza dalle sigarette, il disturbo alimentare che le ha fatto perdere quasi 30 chili. Giusy, come racconta la famiglia, aveva continuo bisogno di denaro, denaro che però non spendeva per le proprie esigenze, limitatissime. "Giusy aveva così tanto bisogno di soldi da prostituirsi. Aveva perfino sottratto una somma ai risparmi di mio padre, fatto questo che ci ha preoccupato, tanto da sporgere denuncia".

"Mia sorella era manipolata – continua Salvo – non spendeva nulla, quei soldi non erano sicuramente per lei. Chi ci dà la certezza, mi domando, che prima di sparire Giusy non avesse chiesto a uno degli uomini che frequentava la restituzione del debito?". Per Salvo, insomma, la chiave del giallo va cercata seguendo quei soldi. "Mio padre è un uomo di settant'anni – dice ancora – ci ha cresciuti facendoci da madre e padre. La nostra mamma – spiega – non tutti lo sanno, era affetta da schizofrenia. Per lui non è stato facile doversi occupare di noi tutti, ma l'ha fatto, ha continuato a farlo anche dopo che mia madre ci ha lasciati. Non è giusto sospettare di uomo che si è sempre sacrificato".

Al momento, tuttavia, al padre di Giusy non è stato notificato alcun avviso, anche se alcuni mesi fa l'uomo è stato convocato dagli investigatori per un prelievo di DNA, una procedura non certo anomala nei casi di scomparsa. Da allora sono stati interrogati i suoi fratelli e i suoi figli: "Ci hanno detto che il telefonino di Giusy ha agganciato la cella di via del Fonditore, per l'ultima volta, la sera di sabato 12 novembre, 24 ore prima della scomparsa. Il che ci fa supporre che pensino che Giusy sia scomparsa la notte tra sabato e domenica e non domenica mattina, come dice mio padre."

Immagine

"Di quel giorno – spiega – di sabato 12 novembre, noi abbiamo una testimonianza, uno scontrino accartocciato in una tasca con data 12 novembre, ore 8:45, rilasciato da una torrefazione che dista pochi passi da casa. Noi – racconta Salvo –  lo abbiamo ritrovato nei giorni scorsi, per caso e lo abbiamo mostrato immediatamente ai carabinieri. Ci chiediamo perché, nelle due perquisizioni avvenute a distanza di un mese l'una dall'altra, nel 2017, non lo hanno trovato loro?". "Io non ho paura che mio padre sia indagato o meno. – conclude – Sono deluso dal fatto che dopo 39 mesi non siano ancora arrivati a una conclusione".

Video thumbnail
413 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views