Omicidio di Bolzano, lo zio di Benno Neumair: “Non è spontaneo. Personalità manipolatoria”
Il ritratto di Benno rilanciato dallo zio si avvicina molto a quello di una personalità tendente alla perdita del controllo. Un ragazzo contraddittorio i cui comportamenti oscillavano dalla bipolarità a una vera e propria schizofrenia. "Non credo a una confessione liberatoria – spiega lo zio Gianni Ghirardini – gli è semplicemente convenuto o glielo avranno consigliato. Non c'è pentimento: aveva l'acqua alla gola, fa comodo confessare. La sua è una strategia. Deve dire dove è il corpo di Peter".
Lo zio di Benno ha dichiarato di aver saputo della confessione dai media. L'avvocato della famiglia di Carla Perselli, sorella di Laura, si sta informando. Poco ancora sono riusciti a sapere di quanto successo: la Procura ha mantenuto il massimo riserbo sulle comunicazioni. "Non ci aspettavamo una confessione – spiega ancora lo zio – gli avevo chiesto di farlo, ma non credo sia stata la mia richiesta a sortire effetto". L'uomo aveva infatti inviato una lettera al nipote per invitarlo a confessare e a pentirsi, ma non sarebbero state quelle parole a farlo crollare. Secondo l'accusa, il 30enne si sarebbe deciso a confessare dopo il ritrovamento del corpo della madre Laura. Una confessione avvenuta in due atti, nel giro di circa un mese. "L'ho tenuto in braccio, gli volevo bene – spiega – e uso l'imperfetto perché non gliene voglio più. Dovrebbe confessare e dovrebbe collaborare".
Ghirardini racconta una personalità difficile, dai tratti estremamente infantili, eppure spiega di averlo amato e accudito fin da bambino. Sul perdono resta scettico. "Servirebbe un percorso lungo molto tempo, bisognerebbe capire cosa lo ha spinto e il dolore che ha dentro. Mi aspetto un percorso del genere da lui" ha raccontato. Benno però, fino al ritrovamento del cadavere di sua madre, ha negato anche l'evidenza, mostrandosi più sconvolto dall'arresto che dall'omicidio in sé. Ghirardini aveva provato a dirgli queste cose di persona, andandolo a trovare in carcere, ma non glielo avevano fatto vedere. "Ho provato a scrivergli, ma credo che agisca per convenienza e che la mia lettera non abbia sortito alcun effetto".
Il ritorno alla normalità
La sorella di Laura Perselli e la sua famiglia hanno cercato di tornare lentamente alla normalità: Carla è tornata ad insegnare, mentre la sorella di Benno, Madè, è tornata a operare in ospedale, confidandosi con gli zii che sono l'unica famiglia a lei rimasta. La confessione di Benno ha risvegliato però brutti ricordi. Non è facile, assicurano, ricominciare come se la morte dei due coniugi di Bolzano fosse un dolore superabile. Madè aveva paura di non riuscire più a vedere il sangue. Secondo il racconto dello zio, la ragazza aveva paura di non essere più in grado di operare, ma poi è riuscita a tornare in ospedale e ha raccontato i suoi progressi alla zia.
Deliri persecutori e i problemi in famiglia
Gli ultimi anni di Benno Neumair sono costellati di episodi al limite del delirio persecutorio. I problemi in famiglia erano arrivati quando aveva iniziato con gli anabolizzanti, che avevano complicato il quadro già difficile dei rapporti di Benno con i genitori e con gli altri. "Un narcisista patologico. Abbiamo avuto paura che si suicidasse a un certo punto, ma poi ci siamo resi conto che teneva troppo a se stesso per fare una cosa del genere – racconta ancora lo zio -. Ha una mente disturbata, che è una cosa che si vede col tempo. Però è assolutamente capace di intendere e di volere: i suoi disagi con i genitori non li conosco del tutto, ma poteva andarsene altrove e farsi la sua vita. Invece è rimasto e li ha uccisi. Perché farlo?".
In Germania, Benno aveva ricevuto la diagnosi terribile di schizofrenia paranoide. Tornato in Italia, il tutto si era tramutato in accertato bipolarismo, uno sdoppiamento della personalità decisamente soft. Eppure, gli episodi che hanno portato alla diagnosi non sembrano "cosa da poco". Benno aveva raccontato di aver minacciato l'ex fidanzata con un coltello mentre vivevano in Germania, puntando poi l'arma verso di sé. Il tutto aveva portato a un suo ricovero in un ospedale psichiatrico. Secondo il racconto dello zio, però, le cose non sarebbero andate esattamente così: Benno si è prelevato il sangue, se lo è iniettato sottocute, negli zigomi e sul labbro e avrebbe simulato un'aggressione. Per completare il quadro, si sarebbe provocato delle ferite altrove. A quel punto ha telefonato gridando aiuto, urlando che quattro persone lo avevano aggredito. A disarmarlo era stata la polizia, che lo aveva poi portato in una struttura. "La sua personalità era manipolatoria e andava visto nel momento peggiore, non a distanza di tempo – racconta il familiare -. La mente disturbata non è una frattura che si vede con una radiografia. ha coperto gli indizi con freddezza e lucidità, sapeva cosa stava facendo. Sapeva che si trattava di sangue. Non può scappare da queste responsabilità: non c'è impeto ma premeditazione".