Omicidio Chiara Gualzetti, i giudici: “Dal killer nessun pentimento, dà ancora la colpa al demone”
Non ha mai mostrato pentimento, non solo nei confronti della vittima, alla quale ha riservato "parole spregevoli prima e dopo il fatto" ma anche dei genitori della ragazza, non riuscendo, anche a distanza di tempo, ad attribuirsi la piena responsabilità. La colpa di quanto accaduto, ha continuato a sostenere, è di quel "demone" che gli diceva cosa fare.
In questo modo i giudici della sezione minorenni della Corte d'appello di Bologna hanno motivato la conferma della condanna a 16 anni e quattro mesi di reclusione per il giovane assassino di Chiara Gualzetti, uccisa il 27 giugno di due anni fa a Monteveglio all'età di 15 anni. Proprio due giorni fa sono stati celebrati i funerali della madre della ragazza, ammalatasi dopo la morte della figlia.
Il giovane, maggiorenne dal giorno della sentenza d'appello (20 marzo 2023), assassinò l'amica accoltellandola e infierendo con calci e pugni, poi se ne andò, abbandonando il cadavere ai margini di un bosco. Nel motivare perché è stato corretto non ammettere l'imputato alla messa alla prova, la Corte ha sottolineato che il ragazzo ha continuato ad attribuire la responsabilità del delitto a un demone: facendo propria la valutazione dei periti psichiatrici, si tratta, per la sentenza, di "un tentativo di deresponsabilizzazione con modalità ed escamotage che gli hanno permesso di distaccarsi dal fatto reato".
Quella demoniaca è una figura, peraltro, apparsa solo pochi giorni prima del delitto, quando il giovane "aveva fatto ricerche su google per cercare nomi da dare al demone". Per il resto l'imputato ha sempre mantenuto "un atteggiamento supponente e mai dispiaciuto, utilizzando frasi e parole che hanno sempre evidenziato mancanza di resipiscenza".