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Omicidio Biagi, esce dal carcere l’ex Br Simone Boccaccini: sconto di pena e buona condotta

Il nome di Simone Boccaccini è legato all’assassinio di Marco Biagi. Condannato per concorso nell’omicidio del giuslavorista, ora è un uomo libero. Il figlio del professore ucciso a Bologna: “Per me non dovrebbero esserci sconti di pena per i terroristi”.
A cura di Susanna Picone
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L'arresto di Simone Boccaccini
L'arresto di Simone Boccaccini

Torna in libertà l’ex brigatista fiorentino Simone Boccaccini, condannato per l'omicidio di Marco Biagi, il giuslavorista ucciso il 19 marzo 2002 dalle Br-Pcc sotto la sua abitazione a Bologna. Boccaccini è uscito dal carcere di Alessandria, dove stava scontando la pena per aver preso parte all'omicidio Biagi.

Torna libero grazie a una riduzione di pena di dieci mesi e alla buona condotta in carcere ravvisata dal Tribunale di Sorveglianza di Alessandria.

Ad anticipare la notizia è Il Corriere della Sera. Il primo giugno 2005 l'ex Br era stato condannato all'ergastolo dalla Corte di Assise di Bologna, pena poi ridotta nel 2006 a 21 anni in Appello, sentenza confermata in Cassazione nel 2007. Complessivamente doveva scontare 25 anni e 10 mesi in totale (compresi i 5 anni 8 mesi per associazione sovversiva del processo D'Antona).

Oggi 64enne, Boccaccini era un idraulico dipendente del Comune di Firenze e sindacalista delle Rdb (poi radiato) quando venne arrestato. È stato accusato di aver partecipato alla fase preparatoria del delitto, quindi ai pedinamenti di Biagi a Bologna nei mesi precedenti l’agguato. A sparare al professore, a cui era stata tolta la scorta pochi mesi prima dell’omicidio, fu Mario Galesi, che morì un anno dopo in una sparatoria.

Marco Biagi
Marco Biagi

"I brigatisti rossi che hanno ucciso mio padre devono scontare tutta la condanna, altrimenti significa che non viene fatta giustizia un'altra volta, dopo il caso della mancata scorta a mio babbo", aveva commentato già quando Boccaccini aveva ottenuto lo sconto di pena Lorenzo Biagi, il figlio più piccolo del giuslavorista ucciso nel 2002.

E non ha cambiato idea adesso: "È una notizia di cui prendo atto. Per me non dovrebbero esserci sconti di pena per i terroristi, ma la giustizia italiana funziona così. Mi ferisce in modo profondo sapere che lui è adesso un uomo libero, ma non posso farci niente. Vado avanti e li ignoro, perché l’indifferenza nei confronti di chi ha ucciso mio babbo è il modo per andare avanti nella mia vita, che è l’unica cosa che conta", le sue parole affidate ai giornalisti.

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