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Omicidio di Alice Scagni a Genova

Omicidio Alice Scagni, pm chiede l’ergastolo per il fratello Alberto: “Ci fu crudeltà e premeditazione”

Il pm ha chiesto l’ergastolo per Alberto Scagni, l’uomo accusato dell’omicidio della sorella Alice avvenuto il primo maggio del 2022. Per il processo per omicidio, la pm ha chiesto che siano riconosciute le aggravanti di crudeltà e premeditazione.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Alberto e Alice al matrimonio di Alice
Alberto e Alice al matrimonio di Alice
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Il sostituto procuratore di Genova Paola Crispo ha chiesto la condanna all'ergastolo per Alberto Scagni, l'uomo accusato di aver ucciso la sorella Alice, 34 anni, davanti al portone della sua abitazione di Quinto il primo maggio del 2022. Scagni avrebbe assassinato la sorella con 24 coltellate dopo che i familiari del 42enne avevano chiesto al 112 di evitare che potesse avvicinarsi alla famiglia di Alice.

Alberto, secondo quanto sostenuto anche dai familiari e dal loro avvocato, Fabio Anselmo, soffrirebbe di problemi psichici già segnalati alla Salute Mentale che però non sarebbe intervenuta in tempo.

Per la pm, vanno confermate le aggravanti della premeditazione e della crudeltà nei confronti di Alice Scagni. L'uomo avrebbe usato inoltre un coltello nascosto in un sacchetto, invisibile alla vista di Alice. Dall'altra parte, la donna sarebbe uscita per portare il cane a passeggio convinta che se Alberto si fosse fatto vedere, non avrebbe mai pensato di farle del male.

Eppure, come dimostrato dalle telefonate effettuate dalla famiglia di Alice fino a poco prima del delitto del primo maggio, Alberto si sarebbe mostrato in un vero e proprio delirio psicotico. 

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Le chiamate, registrate da Graziano Scagni, padre della vittima e del killer, erano la prova di un evidente stato di agitazione di Alberto, già segnalate alle forze dell'ordine quando il 40enne aveva provato a dare fuoco alla porta dell'abitazione della nonna, sua vicina di casa. 

Durante il processo per omicidio, il 42enne sarebbe risultato parzialmente incapace di intendere e di volere per il perito che ha affermato di "non essere sicuro che Alberto volesse uccidere la sorella". Di parere diverso sarebbe invece la pm, che ha giudicato Alberto pienamente lucido e in sé al momento del delitto.

Secondo la pm, Alberto nella domenica dell'omicidio avrebbe chiamato per l'ultima volta il padre, minacciandolo per ottenere una cospiqua somma di denaro, poi, alle 13.37, sarebbe entrato sull'account della banca online per vedere se i genitori gli avevano versato i soldi richiesti.

Poi più nulla fino all'ora dell'omicidio, quando Alberto è apparso davanti alla sorella. Non si sa, secondo quanto si legge nelle conclusioni del processo, a che ora sia uscito dal suo appartamento di via Balbi Piovera. Il cellulare sarebbe stato lasciato a casa e in via Fabrizi, Scagni sarebbe arrivato almeno due ore prima del delitto. 

Per la pm, dunque, sarebbe da ricercarsi qui la premeditazione del delitto. Secondo il magistrato, infatti, le aggravanti da riconoscere al 40enne con problemi psichici sarebbero quella di crudeltà e premeditazione per l'omicidio della 34enne mamma di un bimbo piccolo.

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