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Omicidio di Alice Scagni a Genova

Omicidio Alice Scagni: il fratello non risponde al giudice, procura chiederà consulenza psichiatrica

Il giudice ha convalidato l’arresto di Alberto Scagni mala procura intende disporre di una perizia psichiatrica per capire se l’uomo sia in grado di intendere e volere.
A cura di Antonio Palma
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Non ha aperto bocca davanti alle domande del giudice e si è avvalso della facoltà di non rispondere Alberto Scagni, l’uomo arrestato e accusato di aver ucciso la sorella Alice a coltellate domenica sera sotto la casa della donna in via Fabrizi a Genova, dopo averla a lungo minacciata. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Genova Paola Faggioni ha comunque confermato e convalidato l’arresto dell’uomo. Il 42enne deve rispondere del reato di omicidio volontario premeditato ma la sua situazione processuale potrebbe dipendere molto dai risultatati di una perizia psichiatrica che la stessa procura del capoluogo ligure intende disporre per capire se l’uomo sia in grado di intendere e volere.

Alberto e Alice Scagni
Alberto e Alice Scagni

Secondo gli investigatori della squadra mobile che indagano sui fatti, Alberto Scagni avrebbe covato rancore nei confronti dei familiari per questioni di soldi ma la famiglia ritiene invece che quello sia stato solo un elemento ulteriore di una situazione psicologica molto fragile. “La richiesta di soldi è solo l'innesco della furia di Alberto” sostiene infatti la mamma di vittima e killer, la signora Antonella Zarri, ricordando che i parenti più volte avevano chiesto aiuto sia alle forze dell’ordine sia ai centri di salute mentale per avere assistenza intuendo che il 42enne ormai era fuori controllo per problemi psichiatrici. Alberto si poteva fermare prima, e Alice poteva essere salvata. Invece, nonostante io abbia dato alla società due figli, per l’incuria e l’incapacità delle forze dell’ordine e del servizio di salute mentale li ho persi entrambi” ha rivelato la mamma, aggiungendo. “Negli ultimi cinque giorni abbiamo chiamato il 112 cinque volte supplicando attenzione, ma nessuno è intervenuto” ha rivelato la mamma.

"Ci siamo accorti che era pericoloso almeno due mesi fa. Abbiamo fatto immediatamente le segnalazioni alla salute mentale. Abbiamo fatto vari tentativi ma nessuno si è mobilitato. Su Facebook quello che scriveva Alberto io non lo guardo ma dicono che erano post deliranti” ha accusato la donna, aggiungendo: “Alberto aveva bisogno di un aiuto che noi non riuscivamo più a dare e quello che gli davamo ormai gli faceva solo male. Aveva bisogno di un aiuto psichiatrico. Ma quando abbiamo chiamato l'igiene mentale ci hanno dato appuntamento dopo un mese. Avrebbe dovuto avere la visita il due maggio”

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