Omicidio Alice Scagni, il fratello Alberto condannato anche in appello a 24 anni e sei mesi
È stata confermata anche in appello la condanna a 24 anni e sei mesi di reclusione per Alberto Scagni, il 42enne che il 1 maggio del 2022 uccise con 20 coltellate la sorella Alice, di 3 anni più grande, sotto la sua casa di Quinto, nel levante genovese.
Scagni era presente in aula, insieme ai genitori Graziano e Antonella Zarri, per la prima volta dopo il pestaggio avvenuto a novembre nel carcere di Sanremo e che lo aveva portato in coma farmacologico. Non ha detto nulla dopo il pronunciamento della sentenza.
A chiedere la conferma della condanna ottenuta in primo grado è stato il sostituto procuratore generale Ezio Castaldi. Scegni è stato riconosciuto seminfermo di mente. Secondo il pg, il delitto fu premeditato e c'erano tutte le aggravanti contestate dal pubblico ministero in primo grado: il mezzo insidioso, la crudeltà e i futili motivi.
Il difensore di Scagni, l'avvocato Alberto Caselli Lapeschi, aveva invece sostenuto che l'assistito aveva bisogno di essere curato, che il delitto non fosse premeditato e aveva chiesto il rito abbreviato puntando a una riduzione di pena rispetto alla sentenza di primo grado. La difesa aveva pure chiesto di applicare la misura di sicurezza in una Rems prima della esecuzione in carcere. L'avvocato Andrea Vernazza, che assiste il marito di Alice, si era associato alla ricostruzione e richieste dell'accusa.
Scagni, sette ore prima dell'omicidio, aveva telefonato ai genitori minacciando loro, la sorella e il cognato, qualora non avesse ricevuto i soldi che aveva chiesto. Il padre aveva chiamato la Questura, ma le volanti non erano intervenute perché, dissero all'epoca, "non c'era un pericolo attuale e concreto".
Il 42enne in serata si era quindi appostato sotto casa della sorella Alice e, quando lei era scesa in strada per portare a passeggio il cane, l'aveva colpita con un coltello che si era portato da casa. Gli agenti delle volanti lo avevano arrestato poco distante.
Nei giorni scorsi, intanto, è stata accolta la richiesta di archiviazione del procedimento bis, quello sulle presunte omissioni di due poliziotti e della dottoressa del dipartimento di Salute mentale della Asl 3 sul caso Scagni. A far indagare sulla vicenda, gli stessi genitori, secondo i quali chi di dovere aveva sottovalutato il pericolo. Per la Procura, invece, tutti e tre gli indagati avrebbero agito correttamente.