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Omicidio di Alice Scagni a Genova

Omicidio Alice Scagni, Cassazione conferma condanna a 24 anni per il fratello Alberto

La Cassazione ha confermato la condanna a 24 anni e 6 mesi per Alberto Scagni, fratello di Alice, la donna uccisa il primo maggio del 2022 a Genova. La difesa dell’uomo aveva sostenuto che non vi fosse premeditazione del delitto, soprattutto alla luce della seminfermità mentale riconosciuta in primo e secondo grado.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Alice Scagni e il fratello Alberto, condannato per il suo omicidio
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La Cassazione rigettato il ricorso presentato dagli avvocati di Alberto Scagni, i legali Alberto Caselli Lapeschi e Mirko Bettoli e ha confermato la condanna a 24 anni e 6 mesi per l'uomo che uccise la sorella Alice sotto casa a Genova Quinto il primo maggio del 2022.

La difesa all'udienza di ieri aveva sostenuto che non ci fossero i presupposti per la premeditazione, soprattutto perché il vizio di mente riconosciuto in primo e secondo grado in forma di seminfermità sarebbe incompatibile con un programma dell'omicidio che invece denota lucidità nell'organizzazione del delitto.

La Corte europea dei diritti dell'uomo, però, ha dichiarato nella giornata di ieri ammissibile il ricorso presentato dall'avvocato Fabio Anselmo, legale dei genitori dei due fratelli, contro le inerzie di polizia e medici della Salute mentale.

Sul Ricorso alla Corte Europea dei Diritti dell'Uomo, la mamma di Alice e Alberto Scagni, Antonella Zarri, ha scritto un lungo post social.

"Oggi abbiamo avuto la notizia che il ricorso Cedu sulla vicenda ignobile dell'abbandono subìto nella tragedia che ha travolto la vita dei nostri figli ha avuto conferma di ammissibilità. Riteniamo che questa tragedia fosse arginabile almeno sulle tremende conseguenze. Questa prima decisione di mera ammissione a trattare ‘il caso Scagni' da parte della Corte Europea ci conforta minimamente nel nostro insanabile dolore di genitori. Non siamo solo patetici visionari persecutori, quindi, ma esiste una Giustizia che vuole vederci dentro, che intende valutare l'operato delle Istituzioni dello Stato Italiano da sottoporre al vaglio di correttezza (anzi, di esistenza)".

"Era quello che chiedevamo: un esame di coscienza giuridicamente leale di tutte le parti in causa – prosegue il post -. Lo abbiamo urlato quella notte davanti al corpo di Alice. A lei lo dobbiamo, lei che ha perso davvero tutto. Lo abbiamo asserito in Questura il mattino dopo: vogliamo sapere dove e come abbiamo sbagliato, cosa dovevamo fare di più oltre a chiedere aiuto al 112. Oggi vi è stata un'udienza in Cassazione per il ricorso di Alberto contro l'aggravante della premeditazione. Non è nostra materia, ma è nostro diritto affermare che la verità processuale storicizzata definitivamente con sentenza di primo grado è distorta e falsata per comodità di vittimizzazione della famiglia Scagni. Tutto questo per salvare dall'esame altri. Nessun altro conosce il nostro dolore. Niente e nessuno riporta in vita Alice, ma il dovere di perseguire Verità e Giustizia sarà per noi fondamentale fino all'ultimo. Col pensiero di Alice sempre vicino a noi".

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