Omicidio Alice Neri, l’imputato Mohammed Gaaloul in tribunale: “Non sono stato io ad ucciderla”
"Non sono colpevole, non c’entro niente sull’omicidio di Alice Neri”. Sono le poche parole che è riuscito ad urlare ai cronisti, scendendo dal mezzo della penitenziaria che lo aveva portato al tribunale di Modena, Mohammed Gaaloul, il 30enne tunisino unico imputato per il femminicidio di Alice Neri, la 32enne trovata carbonizzata a bordo della sua auto il 18 novembre 2022 a Concordia sulla Secchia. Parole che ha poi ripetuto in tribunale.
Oggi era infatti prevista la seconda udienza del processo per il quale Gaaloul è chiamato a rispondere alle accuse di omicidio volontario aggravato e distruzione di cadavere e per le quali sarà giudicato con giudizio immediato.
La presidente della Corte: "Imputato dica la verità"
E in apertura il presidente della corte d'assise di Modena, Ester Russo, si è rivolta all’imputato, invitandolo a raccontare la propria versione, avendo invocato “verità” davanti ai giornalisti. “Non c’è verità se l’imputato di un fatto così grave non espone le proprie verità”, ha spiegato il presidente.
In tribunale non c'è invece la madre della vittima, Patrizia Montorsi, che attraverso il proprio legale Cosimo Zaccaria chiede giustizia per la figlia ammazzata e un degno funerale: i resti di Alice, dopo oltre 14 mesi, sono ancora all’Istituto di Medicina legale di Milano. “Emotivamente troppo pesante per lei”, dice l'avvocato. La Corte ha rigettato la richiesta dei familiari di ottenere il dissequestro della salma almeno fino all'audizione dei consulenti tecnici.
Gaaloul in aula: "Non ho ucciso la signora Alice Neri"
Gaalolul ha quindi reso "spontanee dichiarazioni", nel corso dell'udienza. "Volevo parlare già da molto tempo ma non ho mai parlato prima perché ho deciso di ascoltare il consiglio del mio avvocato". "Io non sono scappato dall'Italia – ha spiegato Gaaloul – Avevo già programmato di andare all'estero per cercare lavoro. Per andare in Francia ho preso il treno da Milano, con il biglietto insieme a mia moglie e al nostro cane. Avevo i miei documenti. Sono stato controllato alla frontiera".
L'imputato dice di essere andato via "perché la casa a Concordia era senza riscaldamento e luce" e non pagava l'affitto.
E poi: "Io non ho ucciso la signora Alice Neri – afferma – Quando lei mi ha detto di scendere dall'auto io sono sceso, mi trovavo distante da casa e ho dormito in mezzo alla campagna, in un posto di fortuna. Quello che è successo dopo che sono sceso dall'auto non lo so". "Non avevo motivo" di ucciderla e questo processo lo "dimostrerà" ha aggiunto. L'udienza è stata rinviata all'8 maggio per l'inizio dell'istruttoria, con i primi testimoni.
Omicidio Alice Neri, esclusi due testimoni perché indagati
Ma se Gaaloul è l'unico imputato, non si può dire lo stesso per persone inserite nella lista di testimoni: sono ben 150, tra cui anche una ventina di dipendenti della Wam di Cavezzo, azienda per la quale Alice lavorava. Tra i nomi elencati dalla difesa anche i titolari dello Smart Cafè di Concordia dove la 32enne si fermò quella sera in compagnia di un collega prima di essere uccisa.
Due teste tuttavia sono stati esclusi poiché risultano indagati. Si tratta delle due persone che avevano in custodia l'auto di Alice Neri in un deposito a Mirandola. Sulla macchina erano emerse "manomissioni", nello specifico i cerchioni pare sostituiti con altri.
Poco dopo, secondo l’accusa il tunisino colpì la vittima con almeno sette fendenti, inferti con estrema ferocia per poi occultare il cadavere nel vano bagagli dalla Ford Fiesta e quindi dargli fuoco. Corpo che fu poi ritrovato in un luogo isolato nelle campagne di Fossa.