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Olio greco venduto come italiano negli Stati Uniti. Made in Italy? No, made in ‘ndrangheta

Negli USA l’olio venduto come extravergine era olio di scarto etichettato come olio extravergine. E dietro la frode c’è Antonio Piromalli, figlio del boss Peppino, mammasantissima dello storico clan di ‘ndrangheta di Gioia Tauro.
A cura di Giulio Cavalli
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Una maxi operazione che riporta indietro di decenni: a Milano, nell'Ortomercato, comanda ancora un Piromalli. E fa niente se in questi anni si sono succedute fior fiore di commissioni antimafia a tutti i livelli, la cosca di ‘ndrangheta egemone nella zona di Gioia Tauro sopravvive alle condanne, al carcere e alla vecchiaia: il boss Don Peppino Piromalli aveva investito il figlio Antonio nella gestione degli affari criminali del clan e lui, Antonio Piromalli, ha puntato in alto, fino ad arrivare al mercato statunitense.

Associazione di tipo mafioso, traffico di stupefacenti, intestazione fittizia di beni, autoriciclaggio ed altri reati, tutti aggravati dalle finalità mafiose. Sono le accuse di cui devono rispondere, a vario titolo, le trentatrè persone fermate nell’ambito del blitz dei carabinieri del Ros, nell'ambito dell'operazione "Provvidenza" coordinata dal PM Roberto Di Palma. Nell’ambito dell’operazione, condotta in tre regioni (Calabria, Basilicata e  Lombardia) sono stati sequestrati beni per un valore di circa 40 milioni di euro.

Antonio Piromalli, uscito fresco di prigione, aveva deciso di stabilirsi a Milano per controllare meglio le attività imprenditoriali della cosca nel campo dell'edilizia (tra cui il progetto di costruire un grosso centro commerciale nei pressi dell'uscita autostradale di Gioia tauro), dell'abbigliamento (il boss aveva aperto due negozi a marchio ‘Jennifer' nei centri commerciali di Lecco e Peschiera Borromeo) e nel campo agroalimentare. Dopo avere scontato sei anni di carcere Piromalli si sarebbe presentato all'Ortomercato di Milano per verificare l'andamento degli affari e per lanciare un inequivocabile segnale ai commercianti (in conferenza stampa il comandante del Ross Giuseppe Giovenale ha parlato di "facce atterrite" alla vista del rampollo mafioso) e con l'aiuto di Alessandro Pronestì e Rosario Vizzari avrebbe aperto un fruttuoso canale commerciale con gli USA rivendendo olio di sansa (ovvero olio di bassa qualità fatto con gli scarti di lavorazione) come olio extravergine di oliva. Proprio Vizzari (residente a New York e presidente della Global Freight Service inc) si sarebbe occupato di stringere i rapporti con la Wal-Mart e con altre grandi catene di distribuzioni americane.

L'olio veniva acquistato a basso prezzo in Grecia, lavorato in Calabria e poi rivenduto come extravergine con notevoli profitti. Del resto il campo delle agromafie (così vengono chiamati gli interessi criminali che interessano il campo alimentare) da anni sono segnalate come fiorente campo di investimento (e di riciclaggio) per la criminalità organizzata. Secondo l'ultimo «Rapporto sui crimini agroalimentari» in Italia elaborato da Eurispes, Coldiretti e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare nel 2015 le mafie avrebbero avuto circa 16 miliardi di profitti. In Itali nel 2015 il valore totale dei sequestri per frode alimentari è stato di 436 milioni di euro con il 24% nella ristorazione, il 18% nel settore della carne e salumi, l’11% in quello delle farine, del pane e della pasta e, a seguire, quelli del vino, del latte e formaggi e dei grassi e oli come quello di oliva.

Ora, con questa operazione, si aprono anche gli scenari internazionali: anche a New York l'olio era "made in ‘ndrangheta".

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Autore, attore, scrittore, politicamente attivo. Racconto storie, sul palcoscenico, su carte e su schermo e cerco di tenere allenato il muscolo della curiosità. Collaboro dal 2013 con Fanpage.it, curando le rubriche "Le uova nel paniere" e "L'eroe del giorno" e realizzando il format video "RadioMafiopoli". Quando alcuni mafiosi mi hanno dato dello “scassaminchia” ho deciso di aggiungerlo alle referenze.
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