Olio d’oliva senza più segreti grazie alla risonanza magnetica
E' stata messa a punto nei laboratori di Chimica dell’Università della Calabria ed è una tecnica all'avanguardia per mezzo della quale sarà possibile stabilire con precisione assoluta la freschezza e la qualità dell’olio d’oliva. A crearla sono state le ricercatrici Giuseppina De Luca e Loredana Maiuolo, insieme al docente Giovanni Sindona, direttore del dipartimento di Chimica dell’ateneo calabrese. La prossima settimana sarà depositato il brevetto della nuova metodologia. La tecnica è basata sull'utilizzo della risonanza magnetica, già nota per le sue lodevoli applicazioni nella diagnostica medica e rivelatasi uno strumento fondamentale di indagine a livello molecolare. Una importante novità in campo gastronomica che consentirà di stabilire con certezza la provenienza del prodotto e fugare ogni dubbio riguardo possibili alterazioni o frodi alimentari.
L’unità di ricerca dell’Università della Calabria – si legge in un comunicato aveva già da tempo pubblicato su riviste internazionali un criterio per tracciare l’origine del prodotto basata sulla identificazione e dosaggio di quei microelementi presenti nell’olio che lo riconducono alla terra dove è coltivato.
Ciò significa che è possibile, adesso, fornire un servizio a quei produttori onesti che, al di là di ogni dubbio, e non facendo riferimento ad aleatorie prove organolettiche, vogliono sia certificata in maniera scientificamente valida l’origine del loro prodotto.
La risposta migliore, conclude la nota, a chi il mese scorso mese aveva messo in dubbio la qualità e la freschezza dell’olio d’oliva extravergine “made in Italy”. Il New York Times aveva pubblicato infatti un'animazione (intitolata il "suicidio dell'olio d'oliva") evidenziando come in Italia, a causa di un sistema politico connivente, i controlli sull'olio extravergine d'oliva non siano più in grado di evitare le cattive imitazioni dovute all'uso di prodotti provenienti dall'estero:
Non poteva esserci migliore risposta alle vignette pubblicate il 25 gennaio scorso da Nicholas Blechman sul New York Times, a corredo dell’articolo intitolato ‘Extra virgin suicide’, cioè l’adulterazione dell’olio extravergine italiano, che hanno fortemente danneggiato l’immagine dell’olio d’oliva italiano a livello mondiale.
Un significativo segnale è però auspicabile venga dato anche alla realtà italiana, che vede nei supermercati la vendita di oli extravergini, inseriti nelle catene di distribuzione da grandi aziende, a meno di 3 euro al chilo.