Ok della Fedeli ai cellulari in classe, ma per le associazioni è “Follia allo stato puro”
Il Codacons non ci sta: dopo la proposta del ministro dell'Istruzione Valeria Fedeli l'associazione ha segnalato le possibili conseguenze di questa decisione. Autorizzare l'utilizzo dei cellulare a scuola, seppure per fini didattici è molto pericoloso. Non bisogna sottovalutarlo, ha detto Carlo Rienzi, presidente del Codacons, l'associazione che tutela i diritti dei consumatori e l'ambiente: "Non capiamo se questa idea di consentire l'utilizzo dei telefonini in classe sia uno scherzo, una provocazione, o il frutto di un colpo di testa del Ministro. Al pari dei cellulari, anche le sigarette o i prodotti alcolici fanno parte del mondo dei ragazzi: allora perché, seguendo il criterio del Ministro non consentire di fumare e bere durante le lezioni? Si tratta di un provvedimento pericolosissimo, che rischia di portare i ragazzi alla perdita della capacità di pensare, leggere e scrivere in modo indipendente dai telefonini. È follia allo stato puro". Rienzi si riferisce alle possibili dipendenze che possono scaturire da un simile provvedimento, che lascerebbe ai ragazzi la possibilità di non avere un argine, utilizzando il proprio cellulare potenzialmente anche 24 ore su 24.
Il ministro è certo che stabilendo delle linee guida si riuscirà comunque a vigilare su eventuali abusi o su un utilizzo smodato del mezzo, relegandolo ad una funziona prettamente scolastica, come incentivo e ausilio per l'apprendimento.
Ma il Codacons pensa anche alle ripercussioni sulla salute dei ragazzi: "Già dal 2011 la Iarc, agenzia dell'Oms – sostiene il Codacons – ha classificato i telefonini come prodotti a rischio cancerogeno, e numerosi studi internazionali confermano i pericoli per la salute determinati dagli smartphone, specie quelli di ultima generazione, che hanno un impatto biologico 4 volte maggiore, perché trasmettono contemporaneamente su più frequenze, per inviare dati, immagini".
10 anni fa una Direttiva ministeriale ne vietava l'uso
Ne è passato di tempo dalla Direttiva ministeriale del 2007, quando il ministro dell'Istruzione era Beppe Fioroni, del Pd, aveva vietato l'uso dei cellulari in classe. Era il 15 marzo del 2007 e in quel momento i dispositivi elettronici e i telefonini venivano ancora considerati elementi di distrazione, che avrebbero potuto penalizzare la fruizione delle lezioni. Erano previste sanzioni disciplinari, a discrezione dei singoli istituti, nei casi in cui si fosse violata questa norma di comportamento. L'uso poteva essere autorizzato solo per comunicazioni urgenti con le famiglie. Il processo di "digitalizzazione" della scuola non era ancora partito.
Non più di un anno fa l'allora Sottosegretario all'Istruzione Davide Faraone, annunciava che si sarebbero potuti sostituire i libri con gli smartphone e i tablet: "Vorrei un uso orizzontale dei dispositivi, spalmato su tutte le materie con la collaborazione dei docenti".