“Brutto paraplegico del cazzo, guarda che estate di merda ci fai passare. Ti auguro che oltre al pisello ti si blocchi anche il cervello. Buona giornata.” Cosa pensereste se foste voi a ricevere un messaggio simile solamente perché, in un momento difficilissimo della vita, avete soltanto fatto valere un vostro diritto?
Karolina Collacchi ha trentadue anni ed è sposata con Simone Rapisarda, il “paraplegico del cazzo” che di anni ne ha trentasei. Karolina e Simone hanno una vita piuttosto normale, hanno due gemelli di dodici anni, Elena e Mattia, e vivono a Roma, in un appartamento lasciato dai genitori di lei per risparmiare i soldi dell'affitto visti i momenti difficili. In un condominio dove Karolina è cresciuta dopo essere stata adottata a cinque anni.
Simone faceva il fornaio e lavorava di notte, tutte le notti, così come quel 26 ottobre del 2018 quando è rientrato a casa prima del solito a causa di un forte dolore alla schiena dovuto al sollevamento di un oggetto particolarmente pesante. Dopo essersi messo a letto per riposare, a mezzogiorno, al dolore si è aggiunta la totale insensibilità alle gambe.
“È stato ricoverato ed operato per un’ernia che si era improvvisamente formata per lo sforzo, lesionandogli il midollo spinale…” racconta Karolina. “La diagnosi non ci lasciò speranze: Simone non avrebbe più camminato.”
Inizia così un lungo percorso di riabilitazione per portarlo ad ottenere un grado di autonomia sufficiente da permettergli di affrontare la sua nuova vita. Nel frattempo Karolina si rimbocca le maniche e comincia a darsi da fare per abbattere tutte le barriere architettoniche che dentro e fuori casa gli avrebbero potuto impedire di tornare ad essere presente in famiglia. Il periodo di ospedalizzazione al "S. Giovanni" di Roma, infatti, è durato quasi due settimane, ma la riabilitazione al "CTA Andrea Lesini" alla Garbatella lo ha tenuto via quasi cinque mesi: e non è stato facile per nessuno, soprattutto per i figli Elena e Mattia durante le vacanze di Natale, ad esempio.
È qui che arriviamo al ritrovamento di un foglio con il simpatico malaugurio citato all'inizio…
“Il più grande problema era dovuto al fatto che l'ascensore presente nella palazzina, oltre ad avere la cabina troppo piccola, aveva una porta stretta che non avrebbe permesso a Simone di entrarci con la carrozzina. Sollecito quindi l'amministratore che convoca un'assemblea condominiale a Marzo dove viene scelta una ditta che provvederà ai lavori di sostituzione dell'ascensore, nonostante alcuni condomini non fossero presenti.”
Per una ventina di giorni, ovviamente, l'ascensore resta fuori uso durante l'installazione di quello nuovo. Un tempo però relativamente breve tanto che il 12 Luglio, in anticipo, il nuovo mezzo è addirittura già pronto e in funzione. Peccato che poco prima della fine dei lavori, una mattina, uscendo di casa la coppia trova attaccato alla porta questo biglietto:
“Siamo rimasti allibiti… Di fronte ad una cosa necessaria (e non certo un capriccio) c'è ancora chi riesce ad usare tanta cattiveria. Ho presentato denuncia contro ignoti che non porterà probabilmente a nulla, ma ci è sembrato comunque doveroso farla. Spero solo che chi ha scritto questo si possa vergognare se avrà modo di vedere i commenti di chi ha saputo di questa storia.”
Sì perché il foglio, pubblicato poi sui profili Facebook della coppia, è diventato virale e si è alzata una vera ondata di solidarietà verso Simone, ma anche tanta indignazione. Intanto, Karolina ha risposto all'ignoto con una penna sfogandosi sullo stesso foglio: "Penso che l'ascensore sarà utile a tutti, però se sei uno con le palle sarai l'unico a non usarlo vero? Questa situazione non è difficile solo a voi, ma che cazzo ne sai tu della vita difficile?"
A parte i tanti messaggi di vicinanza ricevuti, per il momento non si è smosso niente di concreto in seguito alla segnalazione pubblica. Tante persone, però, avranno sicuramente potuto riflettere sull'importanza dell'accessibilità non solo per chi vive i disagi in prima persona.
"Chi ha scritto quel cartello spero possa almeno comprendere che la disabilità non avvisa. Come è successo a noi potrebbe succedere in qualunque momento a chiunque, purtroppo."