Oerlikon Graziano, operaio licenziato dopo intervento al cuore: aveva contestato pausa pipì
“Con la presente le comunichiamo che a seguito degli accertamenti sanitari cui è stata sottoposta, abbiamo preso atto della sua sopravvenuta e stabile inidoneità fisica allo svolgimento delle mansioni specifiche assegnate. Pertanto nostro malgrado siamo costretti a interrompere il rapporto di lavoro”. E’ la lettera che nei giorni scorsi si è visto recapitare il signor Massimo Paparella, operaio della Oerlikon-Graziano e componente del direttivo provinciale Fiom e Cgil. Era già accaduto a Torino (con l'azienda costretta a fare marcia indietro). Ora succede anche a Bari: la ditta bissa il tanto discusso provvedimento, licenziando un dipendente colpevole soltanto di essersi sottoposto ad un intervento cardiaco e ora, a parere dell’azienda non più in grado di svolgere il suo lavoro. Una misura che ha fatto immediatamente scattare le associazioni sindacali Bari che hanno annunciato uno sciopero di 4 ore per lunedì prossimo, da parte dei lavoratori della Oerlikon-Graziano. “Lo sciopero è proclamato dalla Fiom di Bari che sottolinea come, in realtà – è detto in una nota – Massimo Paparella, che ha ricevuto la lettera di licenziamento al rientro al lavoro dopo un intervento cardiaco, sia il lavoratore che aveva denunciato le immotivate e ingiustificate regole delle pause collettive imposte dall’azienda”. Per la Fiom “il licenziamento costituisce l’ennesimo atto unilaterale e di barbarie delle corrette relazioni industriali consumatosi nella Oerlikon-Graziano. L’epilogo di un corso di azioni e scelte brutali, improntate a fare azienda sulla pelle dei lavoratori”.
La Oerlikon non è nuova a queste iniziative tutt’altro che rispettose dei lavoratori. Lo scorso novembre nella stessa fabbrica, sia nella sede di Rivoli che in quella di Bari, era stato diffuso un comunicato ufficiale: “Le pause fisiologiche individuali effettuate dai lavoratori addetti direttamente o indirettamente alla produzione diventano collettive”. In sintesi, gli operai vanno a fare i loro bisogni tutti insieme. A denunciare la questione era stato proprio Paparella. Il lavoratore-sindacalista era rientrato a lavoro il 16 gennaio dopo essersi operato nel mese di novembre. La lettera di licenziamento è datata invece 14 febbraio. “È una situazione curiosa — attacca Saverio Gramegna, segretario generale della Fiom Cgil di Bari — perché nella ricerca di maggior tutela per la salute e sicurezza del lavoratore, dopo 19 anni, l’azienda ha deciso di tutelarlo non facendolo più lavorare. È curiosa perché quando il lavoratore ha avuto maggiore bisogno per sé e per la sua famiglia (moglie e tre figli), vista la condizione di debolezza venutasi a creare per via della condizione fisica, dall’azienda ha ricevuto questo riscontro. Infine, è curiosa perché incidentalmente è lo stesso lavoratore che, militante sindacale e convinto della cultura del diritto, ha denunciato per primo la questione del regolamento delle pause collettive dato che l’ha ritenuto lesivo della dignità dei lavoratori”.