Piergiorgio Odifreddi: “Dimissioni Papa Francesco? Ha già preparato la sua successione in Vaticano”
Papa Francesco è stato dimesso ieri e ha lasciato l'ospedale Gemelli per far ritorno in Vaticano. Il Santo Padre era stato ricoverato mercoledì pomeriggio a causa di una "bronchite su base infettiva" per la quale – dopo una serie di accertamenti clinici – è stato curato con una terapia antibiotica. Le sue condizioni sono rapidamente migliorate e presto potrà tornare pienamente operativo.
Il ricovero del Pontefice, tuttavia, ha ricordato le dichiarazioni rilasciate lo scorso dicembre al quotidiano spagnolo Abc: "Ho già firmato le mie dimissioni. Era Tarcisio Bertone il Segretario di Stato. Le firmai e gli dissi: ‘In caso di impedimento per motivi medici o che so, ecco le mie dimissioni. Ce le avete già'". Quelle dimissioni rimarranno nel cassetto di Bertone, almeno per adesso. Ma il ricovero in ospedale ha inevitabilmente fatto temere che il Papa potesse abbandonare, o che possa decidere di farlo in futuro. L'ha confermato a Fanpage.it il professor Piergiorgio Odifreddi, studioso di matematica e docente di Logica, ma anche ateo convinto e presidente onorario dell'UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti), che con Benedetto XVI ha pubblicato due libri a doppia firma e che ci ha risposto proprio dal Vaticano.
Negli ultimi mesi il Papa ha spesso parlato dell’ipotesi dimissioni qualora fossero subentrati gravi problemi di salute. Lei crede che in futuro Bergoglio possa davvero abbandonare?
È sicuramente un'ipotesi plausibile e d'altro canto anche i suoi predecessori, a partire da Pio XII, dissero che se fossero stati inabili a ricoprire un ruolo così importante, quello di capo della Chiesa Cattolica, si sarebbero dimessi.
Benedetto XVI lo fece davvero dieci anni fa: potrebbe aver inaugurato una nuova fase nella Chiesa?
Sì, ma la novità, nel caso di Bergoglio, è che ha dichiarato di aver già firmato una lettera di dimissioni e di averla consegnata al cardinal Bertone: abbandonerebbe "automaticamente" nel caso fosse inabilitato e incosciente, e non mi sembra sia questo il caso visto che è perfettamente lucido. La mia opinione, tuttavia, è che i papi dovrebbero accettare un banalissimo principio di realtà: così come i vescovi vanno in pensione a 75 anni, si potrebbe pensare a 80 anni come limite massimo per il papato, altrimenti il governo della Chiesa rischierebbe di diventare una gerontocrazia. Va considerato che i compiti di un Pontefice oggi non sono paragonabili a quelli dei secoli scorsi, quando i papi se ne stavano chiusi in Vaticano.
Cosa intende?
Oggi si è costantemente sotto i riflettori, si viaggia molto e si devono prendere continue decisioni importanti. Fare il Papa è diventato un lavoro sfibrante, come quello di un capo di stato o di manager di una grande azienda, ed è impensabile che uomini alle soglie dei 90 anni (Papa Francesco ne ha 86, ndr) possano avere ancora la forza di sopportare certe fatiche. Decidere di "forzare" le dimissioni dei Papi, "pensionandoli" arrivati agli 80 anni, sarebbe una novità assoluta e importantissima: rappresenterebbe un grande segno di modernità per la Chiesa, che tuttavia come è noto non brilla per questa caratteristica. In fondo si tratta di decidere se continuare ad affidarsi alla metafisica confidando nelle capacità di detenere il potere fino alla morte, oppure affidarsi a un normalissimo principio di realtà. Ma temo di conoscere già la risposta: d'altra parte la metafisica è la loro specialità (ride).
Visto che le dimissioni di un Papa non sono più un tabù almeno da 10 anni lei crede che Francesco stia preparando la sua successione, anche nella "linea politica" che la Chiesa adotterà in futuro?
Certo, questo Bergoglio l'ha già fatto: credo che due terzi degli attuali cardinali "elettori" nel conclave siano stati nominati da lui. Francesco ha già preparato la sua successione, su questo non ci sono dubbi.
Vuol dire che anche il prossimo Papa seguirà la linea tracciata da Francesco?
Non è detto. Anche Ratzinger aveva preparato la sua successione: sembrava che tutto fosse pronto per eleggere Angelo Scola. L'ha detto persino padre Georg Gänswein in una recente intervista al Corriere, ripercorrendo i giorni che portarono all'elezione di Bergoglio. "Ricordo benissimo che tanti, e voi giornalisti in particolare, si sono precipitati a dire che il cardinale Angelo Scola sarebbe stato il successore naturale, anzi addirittura scontato". Qualcosa poi è andato storto e i cardinali italiani non fecero quadrato. Da quello che si dice nei dintorni del Vaticano alla terza votazione del conclave 2013 Scola era quasi stato eletto, quindi pensava di trovare i pochi voti mancanti nella quarta votazione. Partirono persino i pullman di fedeli da Milano per festeggiare. Quando ci fu la fumata bianca la Cei fece un comunicato stampa di congratulazioni al nuovo Papa, il cardinal Scola per l'appunto, senza nemmeno attendere che si affacciasse al balcone.
Poi cosa accadde?
Paolo Flores d'Arcais sta scrivendo un libro al riguardo. Da quello che a me risulta dopo il conteggio dei voti e l'elezione a sorpresa di Bergoglio a Scola venne un infarto, o qualcosa del genere. Infatti nonostante la fumata bianca Bergoglio ci mise un po' ad affacciarsi: ovvio, nel frattempo dovevano soccorrere il cardinale sconfitto. Questo è quello che si dice in ambienti molto vicini al Vaticano, ma naturalmente non conosceremo mai la verità su come andarono le cose.
Insomma, la preparazione di una successione da parte di un Papa non garantisce la continuità del percorso da lui intrapreso.
No, assolutamente, perché bisogna controllare due terzi dei voti e non sono pochi. Non è un caso che si dica che chi entra Papa in conclave ne esce cardinale. Nel caso di Ratzinger sembra che a far cambiare idea a molti elettori furono gli scandali degli ultimi mesi del suo pontificato, in particolar modo Vatileaks: molti si convinsero che la Curia romana fosse ormai fuori controllo e non fosse il caso quindi di affidarsi a un Pontefice italiano come Scola. Insomma, si può preparare quello che si vuole ma poi c'è sempre l'imponderabile. Da quelle parti, poi, lo intendono come segno dall'alto, un intervento dello Spirito Santo (ride).
E secondo lei nel Vaticano oggi c'è qualcuno che vorrebbe davvero le dimissioni di Papa Francesco?
Certo, molti, in primis tutti coloro che sperano a loro volta di diventare Papa: per riuscirci la prima cosa da fare è rendere quel posto vacante… A questo proposito penso siano state piuttosto strane le dichiarazioni rilasciate recentemente da padre Georg Gänswein: parlare oggi di cosa accadde nel conclave del 2013 potrebbe essere stato un avvertimento, quello che ci si sta avvicinando a un altro conclave.
Professore, lei è un matematico ateo e ha avuto per ben nove anni un fitto dialogo con Benedetto XVI sulle grandi questioni che da sempre interrogano l’umanità: la morte, la natura, l’evoluzione, l’esistenza (o assenza) di un "disegno divino" e persino quella di Gesù Cristo. Le piace Papa Francesco?
No, lo capisco poco, ma è pur sempre un gesuita e credo che non farsi capire sia la sua missione. Non mi piace granché nemmeno il suo carattere: da quello che mi è stato riferito dev'essere una persona irascibile e vendicativa verso coloro che non sono d'accordo con lui, e in fondo lo si è visto anche nel trattamento riservato ad alcuni esponenti della Curia. Penso ad esempio al cardinale Gerhard Ludwig Müller, che dopo aver finito il suo lavoro alla Congregazione per la Dottrina della Fede non ha ricevuto nessun altro mandato ed è stato lasciato, come dire, "in salamoia". Così è stato anche con padre Georg Gänswein, che tuttora è Prefetto della Casa Pontificia ma non svolge nessun ruolo: l'incarico sarebbe scaduto da anni ma non è mai stato né sostituito né rinnovato. Insomma, il povero padre Georg è lì, ma non ha niente da fare. Trovo questo modo di fare da parte di Francesco non proprio encomiabile, ma d'altro canto è un gesuita.
Altro discorso è quello riguardante la guerra in Ucraina: le posizioni di Bergoglio sul conflitto per me sono perfettamente condivisibili, a partire da quando dichiarò che la Nato aveva "abbaiato ai confini della Russia". Mi sembra una descrizione perfetta di quello che è successo per anni prima del 24 agosto 2022. Se è vero come è vero che c'è un aggredito e un aggressore, il Papa ci ha detto che c'è anche un provocato e un provocatore. Non dobbiamo poi dimenticare che Bergoglio viene dal Sudamerica, in particolare dall'Argentina, Paese per anni governato da un regime militare, quello di Jorge Rafael Videla, sostenuto dalla Casa Bianca. Al confine dell'Argentina c'era il Cile, dove l'11 settembre del 1973 ci fu un colpo di stato militare sostenuto dagli Stati Uniti che causò il rovesciamento del governo democraticamente eletto presieduto da Salvador Allende per mettere al suo posto il generale Pinochet. Dopo tutto quello che è successo nel secolo scorso in Sudamerica persino un gesuita come Bergoglio non può che essere molto critico verso l'America.