Odifreddi controcorrente: “Da Papa Francesco mi aspettavo di più. Il suo successore non sarà italiano”

Il suo pontificato? Una delusione, soprattutto per quanto concerne la lotta alla pedofilia nella Chiesa Cattolica e una radicale riforma dello IOR. Ma anche su altre questioni, ad esempio l'ecologismo, Bergoglio è stato "eccessivamente astratto" per non aver mai affrontato due tematiche fondamentali, come il consumo di carne e la sovrappopolazione del pianeta.
Non fa sconti a Papa Francesco – neppure nel giorno della sua morte – il matematico ateo Piergiorgi Odifreddi, presidente onorario dell'UAAR (Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti) ma paradossalmente anche grande conoscitore dei meccanismi della Santa Sede per aver a lungo frequentato e dialogato con Benedetto XVI. Proprio alla luce della sue conoscenze del Vaticano, in un'intervista rilasciata a Fanpage.it Odifreddi si dice convinto che il prossimo Papa non sarà affatto un italiano, ma che il nome potrebbe spuntare dalla vasta rosa di cardinali nominati da Bergoglio soprattutto nel cosiddetto "Terzo Mondo".
Professore, un bilancio sul pontificato di Papa Francesco.
Direi che il bilancio è piuttosto deludente. C’è stata una enorme sopravvalutazione di Bergoglio: fin dal 2013 si è creato un incredibile entusiasmo mediatico attorno alla sua figura ma, col tempo, tale entusiasmo ha mostrato di poggiare su basi fragili. Basti pensare a uno dei suoi primi gesti simbolici: andò a trovare Papa Benedetto XVI a Castel Gandolfo. Ratzinger gli consegnò dei faldoni – grandi cassoni pieni di documenti – contenenti il rapporto redatto durante il suo pontificato. In quel dossier venivano indicati due problemi centrali da affrontare urgentemente: lo IOR, ovvero la banca vaticana, e la questione della pedofilia nella Chiesa.
E su questi due fronti, cosa è successo secondo lei?
Purtroppo, poco o nulla. Anzi, sullo IOR direi che le cose sono persino peggiorate. Papa Francesco aveva nominato un suo uomo di fiducia, Monsignor Battista Ricca, che poi è stato anche coinvolto in uno scandalo sessuale risalente ai suoi anni in Uruguay. Eppure, è rimasto lì. Francesco disse una frase ad effetto, come suo solito, qualcosa tipo: "San Pietro non aveva una banca". Ed è vero, ma se proprio vogliamo fare i "biblici", era Giuda il tesoriere degli apostoli… e sappiamo com’è finita. Alla fine, lo IOR è ancora lì, e nessuna riforma seria è stata davvero fatta da Papa Francesco.
E riguardo alla pedofilia?
Stesso discorso. Alcuni provvedimenti sono stati presi, certo. Per esempio, Bergoglio ha rimosso il cardinale Theodore McCarrick, implicato in gravi scandali sessuali. L’ex guida spirituale dell’arcidiocesi di Washington è stato destituito e ridotto allo stato laicale nel 2019 da Papa Francesco, dopo che il Vaticano lo aveva riconosciuto colpevole di pedofilia. Ma in altri casi il Papa ha coperto figure compromesse, tenendole al riparo dalla giustizia civile. Insomma, molti tira e molla, ma pochi risultati concreti.

Da Papa Francesco ci si aspettava anche un cambiamento teologico. Su quel fronte, come è andata?
Si pensava che avrebbe rivoluzionato la dottrina, o almeno spostato l’asse della Chiesa su posizioni più moderne. Ma alla fine, anche lì, poche novità sostanziali. Tante parole, pochi fatti.
Lei ha avuto un rapporto privilegiato con Benedetto XVI. Come andava tra Ratzinger e Bergoglio?
All’inizio il loro rapporto fu buono, c’era molto rispetto reciproco. Francesco andava spesso a trovarlo, c’era una certa sintonia, almeno apparente. Ma poi le cose sono cambiate, soprattutto quando Francesco ha rimosso padre Georg Gänswein, il segretario personale di Ratzinger, dalle sue funzioni. Quello è stato un segnale forte, un taglio netto. Da lì è iniziato un vero e proprio distacco, quasi uno scontro silenzioso. Dopo la morte di Ratzinger, padre Georg pubblicò un libro con la sua versione dei fatti. Poco dopo, Francesco rispose con un’autobiografia intitolata "Il Successore", in cui cercava di ridimensionare la portata del conflitto. Diceva che con Ratzinger andava d’accordo, e che era solo padre Georg a creare problemi. Ma resta strano, diciamocelo, vedere un Papa entrare in polemica diretta con un subordinato.
Insomma, lei appare molto critico verso il pontificato di Francesco.
È stata una grande attesa trasformata in una crescente delusione. Col passare del tempo si è capito che molte delle promesse iniziali non sarebbero state mantenute. Negli ultimi anni del pontificato, poi, la decadenza fisica di Francesco ha reso ancora più evidente questa sensazione di fine ciclo, quasi di fine impero. Alla fine, quel cambiamento epocale che ci si aspettava non c’è stato.
È innegabile, tuttavia, che Bergoglio abbia spinto su alcune questioni oggi cruciali. Penso alla pace…
Sì, politicamente alcune sue posizioni sono condivisibili, ad esempio quando dichiarò che la NATO aveva a lungo "abbaiato alle porte della Russia", ma anche per aver espresso solidarietà ai palestinesi di Gaza.
Bergoglio ha molto scritto e parlato anche di ecologia. A questo tema ha dedicato anche un'enciclica, Laudato sì.
Uno si aspetterebbe che un Papa si occupi, in primo luogo, di questioni religiose, teologiche. E invece, spesso, ha spostato il focus su temi che forse non gli competono direttamente, o che comunque, secondo me, non conosce così a fondo. Per esempio l’ecologia. È stato percepito quasi come un paladino dell’ambiente, si è espresso chiaramente contro i negazionisti climatici, e va anche bene. Però, se posso permettermi una piccola polemica, c’è un punto che trovo piuttosto incoerente: la questione del consumo di carne.
Si riferisce a un aspetto specifico?
Sì, ad esempio la sua amicizia con Carlo Petrini, il fondatore di Slow Food, che proprio questa mattina ha dedicato a Francesco un suo personale ricordo su La Stampa. Petrini è un operatore del settore del cibo, un uomo che pensa di essere un ecologista; eppure, pur occupandosi di ambiente e cibo, non è vegetariano. E questo è un paradosso. Perché uno dei principali problemi ambientali – e ci sono dati molto chiari su questo – è proprio il massiccio consumo di carne. Parliamo di centinaia di milioni di animali uccisi ogni giorno, a cui si aggiungono miliardi di pesci. Le conseguenze su deforestazione, emissioni, consumo d’acqua sono devastanti. Eppure questo aspetto non è mai stato davvero affrontato con decisione da Papa Francesco. Anzi, sembrava quasi ignorarlo.
E secondo lei questo mette in discussione la coerenza del messaggio ecologista del Papa?
In parte sì. Così come trovo problematica un'altra questione, quella demografica. L’ecologia non può prescindere dal tema della sovrappopolazione. Siamo oltre 8 miliardi di persone: è inevitabile che questo abbia un impatto sull’ambiente. Eppure il Papa si è sempre espresso in modo molto duro contro l’aborto, che considerava al pari di un omicidio, ha persino definito i medici che praticano interruzioni di gravidanza dei "sicari" nonostante lo facessero in ospedale, rispettando la legge. Capisce? Questo è un punto importante. Perché se da un lato ci si dice preoccupati per la Terra, dall’altro si rifiutano misure che, piaccia o no, fanno parte del dibattito, ad esempio il controllo delle nascite. Insomma, a Papa Francesco va dato il merito di aver sollevato il tema dell'ambiente, ma il suo era un ecologismo astratto.
Un’ultima domanda: ha un’idea su chi potrebbe essere il successore di Papa Francesco? C'è un nome che ritiene "papabile"?
È davvero difficile fare una previsione. Prima di tutto perché lui, Papa Francesco, non ha mai agito in maniera completamente trasparente quando si è trattato di cambiamenti o riforme. Ha sempre fatto le cose un po’ di soppiatto. Un esempio evidente è il numero di cardinali che ha nominato: secondo le regole stabilite già da Giovanni Paolo II, al conclave dovrebbero partecipare al massimo 120 cardinali elettori, escludendo quelli con più di 80 anni. E invece, siamo arrivati a circa 140, 113 dei quali nominati da Bergoglio. Si tratta, in gran parte, di figure poco note al grande pubblico, soprattutto a noi europei, e ancora di più agli italiani.
In effetti, stamattina alcuni giornali italiani continuano a proporre nomi di cardinali italiani come "papabili". Si parla di Parolin, Zuppi e Pizzaballa…
Sinceramente penso che le possibilità per un italiano siano molto scarse. Il peso del "Terzo Mondo" in conclave è cresciuto enormemente con Papa Francesco, che ha voluto dare una rappresentanza diversa, più globale, ma anche in maniera un po’… bizzarra, mi lasci passare il termine.
In che senso?
Beh, le faccio un esempio concreto: secondo la tradizione, i cardinali vengono scelti tra i vescovi delle grandi diocesi. Eppure oggi il vescovo di Milano, che storicamente è sempre stato cardinale, non lo è. Mentre invece il vescovo di Como, che era un amico personale di Francesco, sì. Quindi, diciamo, ha un po’ stravolto anche quelle consuetudini. Ma ci mancherebbe: era il suo pontificato, poteva fare le sue scelte.
Insomma, se dovesse scommettere su un nome quale farebbe?
Si fa un gran parlare di questo cardinale filippino, Luis Antonio Gokim Tagle, che in Vaticano viene spesso considerato il "successore designato". Francesco ne ha parlato più volte in termini molto positivi, quasi presentandolo come un suo erede naturale. Ma sa come si dice: chi entra Papa in conclave, ne esce cardinale. Insomma, è difficile fare previsioni. Anzi, una voglio farle: il prossimo Papa non sarà un italiano.