Nuovo rinvio per Zaki, processo aggiornato al 21 giugno. Amnesty: “Patrick merita di essere libero”
Nuovo rinvio per Patrick Zaki. È stato aggiornato al 21 giugno il processo in corso a Mansura: lo ha comunicato Marise, la sorella dello studente egiziano dell'Università di Bologna al termine dell'udienza di oggi. Quella di oggi è stata la quinta udienza del processo in corso a Mansura, sul delta del Nilo, a carico di Zaki. L'avvocata principale dello studente, Hoda Nasrallah, aveva smesso di formulare previsioni ma già da prima dell’udienza fonti giudiziarie egiziane avevano previsto solo un lungo aggiornamento e nessuna sentenza. L’ultimo rinvio era stato quello disposto a febbraio di oltre due mesi. Lo stesso Zaki arrivando al Tribunale di Mansura questa mattina aveva detto di temere in un rinvio. "La mia esperienza mi dice che sarà rinviata", aveva detto aggiungendo che "la cosa buona è che ora sono libero e spero che sarò libero anche alla fine" del processo. "Spero di vedervi di nuovo", così ancora Patrick rivolgendosi idealmente ai suoi sostenitori. Stamani Zaki aveva scritto anche un tweet per dar notizia di "un enorme attacco informatico" sui suoi account di posta elettronica e social media aggiungendo "che buon inizio!!" con implicito riferimento all'udienza del suo processo. Un nuovo tweet è arrivato subito dopo la fine dell'udienza: "Il processo è stato aggiornato al 21 giugno. Grazie per essere sempre dalla mia parte", ha scritto Patrick in italiano.
Attualmente Zaki è a piede libero dopo la scarcerazione avvenuta l'8 dicembre scorso e arrivata al termine di 22 mesi di custodia cautelare, ma convive col rischio di altri cinque anni di carcere per aver scritto un articolo su alcuni casi di discriminazione di cristiani egiziani che configurerebbe il reato di "diffusione di notizie false" ai danni dell'Egitto.
Noury (Amnesty): "Farnesina lavori per sua libertà"
"Si potrebbe chiamare cronaca di un rinvio annunciato perché prima che si svolgesse l'udienza tutti sapevano che ci sarebbe stato un rinvio. Questa situazione non va bene Patrick è bloccato nelle maglie di un sistema giudiziario che prima lo ha tenuto in carcere per 22 mesi in attesa del processo e ora lo sta trattenendo dentro un processo che non si sa quando finirà” così in un video Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia. Patrick "ha bisogno da persona innocente quale è – ha aggiunto Noury – di tornare alla sua libertà piena di ricerca, di studio e di movimento. Non è possibile andare avanti così ancora a lungo. Ci rassicurerebbe sapere che in questo momento in cui l'attenzione del mondo è doverosamente concentrata su altro, in qualche ufficio della Farnesina si continui a pensare a Patrick Zaki e a cercare soluzioni per farlo tornare al più presto in libertà".
"Speriamo che sia la fine di questo incubo”, avevano scritto ieri sui social gli attivisti della rete Patrick Libero. Durante l'ultima udienza, il primo febbraio, avevano ricordato, "Patrick è stato costretto a sedersi ancora una volta all'interno della gabbia accanto a detenuti, e poi è stato lasciato andare con rinvio al 5 aprile". Tutto ciò "è molto faticoso per Patrick e per la sua famiglia, soprattutto per il fatto che deve rivivere il suo trauma ogni volta che viene messo nella gabbia durante il processo. Non siamo mai sicuri se tornerà a casa con noi o se non lo lasceranno uscire dalla gabbia. Tutto quello che vogliamo è che Patrick sia una persona completamente libera, come lo era una volta. Chiediamo la fine di questo processo e che lui possa tornare a Bologna per finire i suoi studi”.