Nuovo focolaio di Coronavirus a Trento, 24 positivi in un’azienda di lavorazione della carne
Un nuovo focolaio di Coronavirus è stato individuato a Trento presso un'azienda che si occupa di lavorazione della carne. Sono al momento 24 i casi positivi al nuovo virus rintracciati tra i dipendenti di una cooperativa esterna che lavora per conto dello stabilimento di via Maccani. L’allarme era scattato dopo un paio casi sospetti riscontrati tramite tampone. A quel punto è stato effettuato un approfondimento epidemiologico scoprendo il resto degli infetti. Si tratta di soggetti tutti sotto i 50 anni, la maggioranza dei quali asintomatici e alcuni di loro, tre o quattro, secondo quanto riferito dall'Azienda sanitaria di Trento, hanno sintomi "lievi e sfumati". Sono in corso ulteriori indagini e sono stati effettuati un centinaio di screening nella cerchia più ristretta di conoscenti e parenti, per i quali si attendono i risultati.
Intanto, cresce la preoccupazione dei sindacati. "Apss e Uopsal devono svolgere tutti gli approfondimenti necessari – hanno dichiarato Elisa Cattani (Flai Cgil), Katia Negri (Fai Cisl) e Fulvio Giaimo (Uila Uil) – per capire se il contagio è avvenuto all’interno dello stabilimento e se vengono rispettati tutti i protocolli di sicurezza. Non si esclude che il Coronavirus si sia diffuso nella comunità di lavoratori che condividono non solo il posto di lavoro, ma anche le abitazioni". Anche perché proprio il settore della lavorazione della carne è stato uno dei colpiti dall'infezione da Sars-CoV-2, sia in Italia che all'estero, si ricordino ad esempio i casi di Stati Uniti, Regno Unito e Germania. "Ci sono aziende sane e senza entrare nel merito di questo caso specifico dell’azienda coinvolta – hanno aggiunto i sindacati – questo settore è caratterizzato da pessime condizioni di lavoro, rese più semplici da appalti e sub-appalti all’interno di un’impresa. I lavoratori, il più delle volte giovani stranieri che non sempre conoscono l’italiano, così come contratti e diritti, dipendono da cooperative esterne che non sempre rispettano in modo scrupoloso le norme. Questo quadro rende più complesso monitorare le situazioni aziendali e venire a contatto con i lavoratori. In una fase sanitaria delicata come quella attuale, questo complica tutto".