Dpcm 25 ottobre, a Mestre cena di protesta alle 5 del mattino: c’è anche il sindaco di Venezia

Anche l'Osteria Plip di Mestre ha deciso di lanciare una provocazione contro il Dpcm approvato domenica dal Governo che impone la chiusura alle 18 di tutti i bar, ristoranti e pizzerie: visto che ospitale avventori a cena è vietato – ha pensato il titolare Davide Marchiori – la cena verrà organizzata alle 5 del mattino. Così è avvenuto questa mattina prima dell'alba, con una cena di gala a offerta libera e con prenotazione obbligatoria. “Vi aspettiamo per inaugurare il nuovo corso della ristorazione in ossequio al nuovo dpcm del governo. After dinner alle 10. Non è uno scherzo”, è stato pubblicato su un invito divulgato sulle pagine social. Per spiegare com’è maturata l’idea, Davide Marchiori ripercorso gli umori degli ultimi mesi: “Non siamo neanche arrabbiati, siamo avviliti. Negli ultimi mesi abbiamo perso il 70% del fatturato, ricevendo 13mila euro di indennizzo a fondo perduto. Abbiamo seguito tutte le prescrizioni, da persone di buon senso, senza mai ricevere un controllo. Ci chiediamo perché nessuno abbia vigilato in modo serio, così da evitare di arrivare a questo punto. Vorrei che qualche esperto mi spiegasse perché posso andare fuori a pranzo senza problemi, mentre la sera diventa rischioso. Mi sembra una decisione un po’ ideologica e spannometrica”. Alla cena ha partecipato anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro.
Intervistato da Gambero Rosso Marchiori ha raccontato di aver avuto a cena poche sere fa anche il professor Andrea Crisanti, uno dei più rigorosi scienziati impegnati nella lotta al Covid-19 in Italia: “Ci ha fatto i complimenti per il rispetto delle regole, è la dimostrazione che si può andare al ristorante in sicurezza. L’idea intelligente era quella di ragionare sulla volumetria dell’ambiente. Noi siamo più puliti di metà delle case private”. Nel pieno rispetto delle regole, quindi, l’Osteria da settembre era tornata a funzionare a buon ritmo: “Ora questa decisione ci ributta indietro di 8 mesi, tanto varrebbe chiudere tutto, perché così ci viene negato il diritto a fare impresa. Ma abbiamo comunque deciso di continuare, anche se al 15% del nostro fatturato: facevamo 750 coperti alla settimana, pre lockdown; 350 negli ultimi mesi. Ora staremo aperti a pranzo, probabilmente fermandoci a un’ottantina di coperti alla settimana. Ma dobbiamo farlo anche per presidiare il territorio, qui altrimenti diventa terra di nessuno. Per non parlare dei colleghi che disperati finiranno nelle mani della malavita”.