Nuovi elementi su Via Poma: “Non c’è morso sul seno di Simonetta Cesaroni”
Quello che era considerato uno degli aspetti chiave che aveva portato il 26 gennaio scorso alla condanna in primo grado a 24 anni di reclusione per Raniero Brusco, accusato di aver ucciso l’ex fidanzata Simonetta Cesaroni, viene messa ora in discussione. La ferita, infatti, individuata sul capezzolo sinistro della donna uccisa il 7 agosto del 1990 in via Poma a Roma, non sarebbe un morso. A questa conclusione sono arrivati i consulenti nominati dalla corte d’Assise d’Appello chiamati per chiarire le circostanze della morte di Simonetta: la super perizia di oltre 260 pagine che sarà esaminata in settimana dalla Corte dimostrerebbe che le lesioni sul corpo della donna potrebbero essere di tutto, “restano infatti di natura incerta” e non sono in grado di configurare alcun morso. Potrebbero anche essere compatibili con l’edema lasciato da un forte pizzico o da un’unghiata.
Il morso era “un’ipotesi formulata dai tecnici della Procura di Roma” – La tesi del morso è, a parere dei consulenti, un’ipotesi formulata dai periti della Procura di Roma sulla quale sono state poi sviluppate una serie di consulenze tecniche che hanno portato ad individuare una compatibilità con la dentatura dell’imputato Raniero Brusco. Inoltre gli esperti si sono pronunciati anche sulla posizione e sulla dinamica con cui il presunto morso sarebbe stato lasciato sul seno di Simonetta Cesaroni, “una ricostruzione che sembra impossibile per un essere umano”.
Tracce di tre soggetti maschili sul corpetto della Cesaroni – Non solo, la perizia ha portato anche a una nuova constatazione sulle tracce biologiche ritrovate sul corpetto di Simonetta Cesaroni: gli esperti, esaminando dodici campioni di tracce biologiche rilevate anche sul reggiseno della donna, hanno stabilito “con certezza che appartengono ad almeno tre soggetti maschili”. Due dei campioni individuati sul reggiseno della vittima sono attribuibili all’ex fidanzato Raniero Busco.
Busco consapevole che il processo è tutto da discutere – Nell’udienza del prossimo 27 marzo saranno illustrati i risultati della perizia depositata e che potrebbe ora spianare la strada verso l’assoluzione di Busco dato che la principale prova d’accusa, il presunto morso sul seno, sembra perdere consistenza. L’avvocato di Raniero Busco, intanto, ha commentato la perizia dicendo che è certamente positivo che i periti abbiano supportato la tesi difensiva con i loro esami ma che l’imputato e la difesa sono consapevoli che il processo per il delitto di via Poma è ancora tutto da discutere e che il cammino da compiere per ribaltare la sentenza di primo grado è ancora lungo.