Dopo la maxi-richiesta di risarcimento (4,7 milioni) presentata ai danni del Corriere del Mezzogiorno e della nipote del filosofo Benedetto Croce, Marta Herling, Saviano fa ancora parlare e non per i fasti del suo ultimo programma con Fabio Fazio, "Quello che non ho": stavolta dalle colonne del Fatto Quotidiano è uno scrittore, Giampiero Rossi, che lo accusa.
Di cosa sia accusato l'autore di Gomorra è presto detto: di aver preso molti spunti (tanto per usare un eufemismo) per il suo monologo sull'amianto a Casale Monferrato durante la trasmissione con Fazio. Molti, troppi spunti senza citare una minima volta Rossi, autore del libro "La lana della salamandra” stampato nel 2008 e rieditato nel 2010 per Ediesse, la casa editrice della Cgil.
E così l'autore ha preso carta e penna e ha scritto al Fatto rivolgendosi allo scrittore Mondadori: «Ho trovato assai meno piacevole – afferma – una certa mancanza di riconoscimento per chi quel lavoro lo ha realizzato. Tu lo sai bene, fare un’inchiesta, una ricostruzione storica, un racconto completo di vicende complicate ed enormi, come questa, comporta davvero tanta pazienza, volontà, tempo, passione. Perché, dunque, non riconoscere a chi ha investito tanto, almeno la paternità di quel suo lavoro? Eppure non sono pochi i particolari che hai scelto di utilizzare nel tuo racconto e che, guarda caso, sono tutti presenti in quei due libri (nel primo soprattutto) e non altrove, perché si tratta di racconti, confidenze, piccole sfumature emerse dalla mia lunga frequentazione della gente di Casale».
Sul giornale diretto da Antonio Padellaro e Peter Gomez compare addirittura uno schema con le parti di monologo confrontate con l'opera di Rossi.
Non è la prima volta che lo scrittore campano viene accusato di non aver citato le fonti e preso a piene mani dalla cronaca o da altri lavori: accade nel 2009 quando un giornalista napoletano, Simone Di Meo chiede mezzo milione di euro poiché si ritene saccheggiato nel suo lavoro. Di quel procedimento, tuttavia, si sono perse le tracce.