Noury (Amnesty): “Onore a Cecilia Sala per la sua resistenza in una delle prigioni peggiori al mondo”
"Siamo soddisfatti e felici, vorrei onorare il coraggio e la resistenza di Cecilia, perché ce ne vuole tantissima per sopportare tre settimane in una cella di isolamento in una delle prigioni peggiori al mondo". Così Riccardo Noury, portavoce di Amnesty Italia, ha commentato la liberazione di Cecilia Sala, la giornalista italiana di 29 anni detenuta nel carcere di Evin, a Teheran, dal 19 dicembre scorso, quando era stata arrestata per "violazione delle leggi della Repubblica Islamica".
Dopo tre settimane la reporter torna in Italia e la notizia è stata accolta con grande gioia da opinione pubblica, istituzioni e associazioni. "Vorrei anche omaggiare questa capacità di Cecilia di resistere in una situazione nella quale si è trovata suo malgrado e senza avere la minima responsabilità, perché era lì solo per fare il suo dovere di giornalista con tutte le autorizzazioni al loro posto. Quindi bene che questa storia sia terminata relativamente presto e soprattutto nel migliore dei modi", ha aggiunto Noury.
Ancora non si sa nello specifico cosa sia successo e come la giovane giornalista sia stata liberata. Ma secondo il portavoce di Amnesty Italia "quando una vicenda del genere si chiude bene è perché tutti gli attori in campo hanno fatto bene ciò che potevano: l'opinione pubblica e le associazioni per i diritti umani nel tenere alta l'attenzione, il mondo dell'informazione nel parlarne e gli attori politici nell'azione delle relazioni internazionali. Senza sapere molto, quello che posso dire che sembra che questa politica degli ostaggi iraniani stavolta non ha funzionato a Teheran".
Noury in un'altra intervista a Fanpage.it aveva affermato che "il caso Sala è l'ennesimo esempio di questa politica, che arresta prigionieri che sono considerati delle pedine di scambio. In questo senso si può definire rapimento quello che è successo a Cecilia", con riferimento al caso del cittadino iraniano fermato all'aeroporto di Milano il 16 dicembre (l'ingegnere esperto di droni Mohammad Abedini Najafabani, ndr). Ma la momento tra le due vicende pare non ci sia alcun collegamento.