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News sul killer di Budrio

Norbert Feher non risponde ai magistrati italiani: ancora sconosciuti i complici

“L’importante era la notifica degli atti”, assicura il pm. Le domande in sospeso sono ancora tante, dagli omicidi del passato, di cui Igor il Russo potrebbe essere colpevole, ai complici che ne hanno favorito la fuga.
A cura di Redazione
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Tante le domande che si sarebbero potute fare, ma nessuna risposta da parte di Norbert Feher, noto come Igor il Russo e protagonista, dopo l'omicidio di Davide Fabbri, barista di Budrio, di una fuga che l'ha portata in Spagna. L'uomo è in carcere da dicembre 2017, quando è stato arrestato nell'Aragona, in Spagna. I pm italiani si sono recati venerdì 23 marzo presso il carcere di Zuera, portando con sé anche qualche interrogativo a cui, però, Feher si è rifiutato di rispondere. Una strategia difensiva che, se realmente presente, si base almeno per il momento sul silenzio, ma, fa sapere il procuratore Giuseppe Amato, "siamo indifferenti rispetto a questa sua scelta, l'importante è che abbiamo notificato gli atti. Lo rinviamo a giudizio il prima possibile, nei prossimi giorni, penso anche con giudizio immediato, abbiamo questa possibilità. Avvieremo una rogatoria con la Spagna per il processo in videoconferenza. La detenzione in Spagna non è un limite alla possibilità di processarlo". A dicembre scorso l'assassino serbo aveva comunque riferito di accettare "di essere consegnato all'Italia".

Alcuni dettagli sulla fuga, Norbert Feher li ha già resi noti il mese scorso. L'arrivo a settembre in Spagna in sella ad una bicicletta, nutrendosi della frutta raccolta lungo il percorso, la vita frugale e gli accampamenti in "compagnia" di quattro pistole. Non sono però questi dettagli che preme ora sapere alla Giustizia italiana. I nodi da risolvere, quelli più importanti, riguardano gli omicidi. Non solo quello ripreso, almeno in parte, dalle telecamere di sorveglianza del bar di Budrio, ma anche l'omicidio della guardia volontaria Valerio Verri e l'eventuale responsabilità nell'assassinio del pensionato Pier Luigi Tartari del settembre 2015.

Soprattutto la rete di complicità, senza la quale si esclude che Igor il Russo potesse raggiungere la Spagna, partendo da una zona costantemente controllata dalla Polizia. "Per ora non ci sono indagati per favoreggiamento soggettivamente individuati – riferisce il pubblico ministero – ma abbiamo spunti anche significativi.

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