#NonSonoUnVirus, la campagna social contro il pregiudizio: “Sono cinese, ma non un virus”
“Sono cinese, ma non sono un virus. Capisco che tutti abbiano paura a causa di questo virus ma non abbiate pregiudizi, per favore”. È iniziato così. Con una foto su Twitter e un foglio di carta in mano che recita la scritta: “Je ne suis pas un virus”, diventata poi un hashtag: ‘io non sono un virus’, appunto. Un modo per esorcizzare l'isteria provocata dal coronavirus che in ogni Paese del mondo (Italia compresa) ha portato anche ad aggressioni (di chiara matrice razzista) nei confronti di cittadini di origini asiatiche.
Razzismo da ‘Coronavirus'
L’hashtag richiama palesemente lo slogan “Je suis Charlie”, lanciato nel 2015 per esprimere solidarietà ai redattori di ‘Charlie Hebdo’, vittime di un attacco terroristico a Parigi. E proprio dalla Francia è partita la campagna di denuncia per mettere fine ai numerosi episodi di discriminazione e intolleranza di cui sono vittime tanti cinesi in questi giorni. Molti di questi casi sono stati raccolti dall’Associazione dei giovani cinesi di Francia (Ajcf) . Una ragazza in un tweet ha raccontato: “Stavo andando al lavoro quando ho sentito due passanti dire ‘facciamo attenzione, sta arrivando una ragazza cinese'”. Quindi lo sfogo: “Primo, sono vietnamita, secondo non sono un virus”. Un’altra giovane ha condiviso invece quanto successo ad un’amica che, appena
salita sull’autobus, ha visto le persone accanto a lei “tirare su la sciarpa fino al naso e allontanarsi”. Pregiudizi, alimentati peraltro anche dai media: il quotidiano regionale “Le Courrier Picard”, alcuni giorni fa titolava in prima pagine “Allarme giallo”.
#IoNonSonoUnVirus
In Italia, è stato l’attivista italo-somalo Amin Nour a lanciare #IoNonSonoUnVirus. Il fondatore della Marcia dei diritti – che si batte per la semplificazione della legge sulla cittadinanza per
giovani nati o cresciuti in Italia da genitori stranieri – su Facebook ha denunciato “i leoni da tastiera” che “si stanno sbizzarrendo in maniera becera e xenofoba contro le comunità di origine asiatica”.