Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Silvia, che dopo aver perso una nonna a causa del Covid-19 ha voluto scrivere una lettera aperta al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, che riportiamo.
"Fino a martedì 13 aprile avevo due nonne ultra 80enni ricoverate in ospedale per problemi legati alla loro età, nessuna delle due vaccinata. Da martedì ne ho solo una, l'altra è morta per aver contratto il Covid nell'ospedale che doveva curarla. Ho raccontato la loro storia in una lettera che ho inviato al Presidente Emiliano e ho fatto il mio appello affinché queste storie si sentano sempre meno".
Egr. Presidente Emiliano,
non Le ruberò troppo tempo, in questo periodo dove il Suo impegno sicuramente serve per cose ben più importanti che leggere la lettera di una cittadina scontenta e amareggiata, ma credo, con un accenno di presunzione, che cinque minuti della Sua attenzione forse varranno mesi di vita di tanta gente, nostra conterranea. Vorrei raccontarLe, per sommi capi una storia, attualissima. La storia vede come prima protagonista Erminia, nata a Bergamo. Figlia di una grande famiglia rimasta troppo precocemente senza mamma. Un giorno Erminia decide di investire i guadagni del suo lavoro da istitutrice e iscrivendosi ad un corso di formazione nella nostra bellissima città. Si trasferisce così a Taranto, prende in fitto una stanzetta e durante il corso, che si teneva nella sede istituzionale della Regione Puglia incontra un uomo, giovane, troppo più giovane di lei per l’epoca. Noi Pugliesi siamo così, abbiamo il cuore in ogni parte del corpo ed Erminia rimane affascinata da Francesco e decide di fidarsi e lo sposa. Dopo qualche anno nasce il suo, il loro, unico figlio che a sua volta le darà le sue uniche due nipoti. Il destino beffardo vuole che Erminia resti vedova troppo presto. Quell’uomo così tanto più giovane di lei, con il cuore in ogni parte del corpo si ammala del male del secolo. Erminia, forte, indomita, inarrestabile continua la sua vita, senza lamentarsi e senza chiedere mai nulla a quell’unico figlio e a quelle uniche due nipoti.
Erminia il 26 marzo 2021 compie 99 anni, con grande emozione quel giorno spegne le sue prime candeline e mangia con gran gusto una torta ai tre cioccolati. Il 31 marzo, 5 giorni dopo aver gioito di quella buonissima torta e del traguardo raggiunto, a causa di una bronchite cronica di cui lei stessa è a conoscenza, viene ricoverata nel Reparto di Medicina del Santissima Annunziata di Taranto. È negativa al Covid, la sua unica malattia è l’età avanzata. Mentre Le scrivo Presidente, Erminia è in una bara, avvolta da due sacchi. Ci è entrata oggi dopo
essere stata in un letto dell’Ospedale di Grottaglie, dove è stata trasferita il 7 aprile e dove ha lottato con l'aiuto di tutto il personale medico tra la vita e il Covid a cui è risultata positiva ben 7 giorni dopo il suo primo ingresso in Ospedale.
La storia di Erminia si intreccia inevitabilmente con quella di Tommasa, per tutti “Susanna”, così la chiamava suo marito. Sì perché Susanna è un’altra donna forte, indomita e inarrestabile che viene portata in Ospedale con un’ambulanza la mattina del 2 aprile 2021, lamentando la difficoltà a tenersi dritta in piedi. Susanna resta in Pronto Soccorso fino alle 4.30 del mattino seguente, finché un operatore chiama la figlia e le dice che può andarla a prendere. La diagnosi? Sorvoliamo. Susanna viene definitivamente ricoverata nel Reparto di Neurologia del Santissima Annunziata 16 ore dopo la dimissione, a seguito di una profonda ferita alla testa che si procura cadendo in casa. La caduta è probabilmente dovuta ad un micro ictus di cui nessuno si era accorto. Sa perché dico probabilmente? Perché mentre Le scrivo Presidente, Susanna e i suoi 82 anni sono ancora in quel letto di Ospedale in attesa di una risonanza che accerti le cause di quella caduta. Erminia e Susanna sono le mie nonne, le mamme dei miei genitori. Sì perché questa è anche la storia dei miei genitori, Dino e Gisella. Dino è un uomo forte, indomito, inarrestabile come sua mamma Erminia. Ha vissuto 15 giorni in simbiosi con il suo telefono, ogni telefonata poteva essere foriera di buone o cattive notizie e lui ha risposto a tutte, compresa quella di una operatrice del Dipartimento della ASL che a distanza di 6 giorni dal tampone positivo, lo chiama per dirgli che per il tracciamento deve fare il tampone anche lui. Dino non si perde in inutili polemiche, spiega alla operatrice della ASL che non vede sua madre da due settimane e che il Covid lo ha contratto nello stesso Ospedale che doveva curarla.
Gisella è inseparabile da Susanna, sono state forti l’una per l’altra e le lega il vivissimo ricordo rispettivamente di un padre e di un marito, che si è distinto nella vita per essere un uomo di immensa cultura, un bravo medico, un egregio giornalista e un attivista della politica dello scorso secolo. Gisella ha dato un cellulare a Susanna, stanca di dover fare il giro telefonico di tutti i dottori per avere notizie della madre. Per fortuna riceve sue notizie costantemente. Susanna è negativa al Covid, un’ottima notizia. Hanno fatto il tampone a Susanna solo dopo il ricovero però, la seconda volta che è passata dal pronto soccorso. Tra una volta e l’altra Susanna è tornata a casa e fortunatamente stanno tutti bene, ma se non fosse stato così? Come è possibile che una donna anziana, passi tanto tempo in pronto soccorso senza essere stata sottoposta a tampone né prima, né durante ma solo al momento del ricovero? Ci chiediamo quanto sia giusto usufruire di una sanità così tanto malconcia, e quanto sia giusto invece rifiutarvi e decidere di affidarsi al proprio destino, come una roulette russa, rimanendo in casa. Egr. Presidente, la storia di Erminia finisce oggi 13 aprile 2021, per quella di Susanna La lascio in sospeso, non Le dico come finisce poiché non lo so nemmeno io, però ho imparato alcune cose sulla città di Taranto, probabilmente sulla Puglia in generale, e vorrei condividerle con Lei:
Gli over 80 non vengono vaccinati contro il Covid, Erminia 99enne, e Susanna 82enne diabetica immunodepressa, hanno prenotato il loro turno 2 mesi fa, nessuno si è mai fatto
vivo.
Il tempo di attesa al Pronto Soccorso supera le 10 ore, anche per gli over 80, Erminia ha atteso 11 ore prima di essere ricoverata, Susanna è arrivata a 16;
La prima telefonata che gli operatori stanchi e oberati di lavoro fanno ai parenti è per dirgli di andare a prendere i pazienti, perché all’interno del nosocomio ci sono molti infetti; Dino si è rifiutato di fare uscire Erminia illudendosi che in Ospedale l’avrebbero assistita al meglio e che solo lì avrebbe avuto una chance; Gisella dopo la telefonata è andata a riprendere Susanna per riportarla a casa e forse se ne pentirà per sempre, perché neanche 15 ore dopo Susanna è caduta;
I tamponi vengono fatti solo a seguito del ricovero, i pazienti entrano nei reparti e non restano isolati nemmeno per il tempo che ci vuole ad avere il risultato; Dino voleva solo portare ad Erminia una camicia da notte di ricambio e si è invece trovato ad assistere a debita distanza, al trasferimento di una paziente positiva, ricoverata nello stesso Reparto di sua madre. Sei ore dopo anche Erminia è stata trasferita.
Egr. Presidente, negli occhi di Dino leggo il dolore e la rassegnazione di un figlio che ha perso sua mamma senza poterla nemmeno vedere; negli occhi di Gisella leggo la paura. Nei miei leggo tanta rabbia per non aver salutato Erminia, per non aver potuto dare il giusto finale alla sua storia, leggo rabbia e impotenza per le sorti di Susanna, ma anche e soprattutto per le sorti della Regione che Lei amministra. Sono arrabbiata perché amo la Puglia, amo Taranto, non ho mai desiderato andare via, ho sempre pensato che Lei con l’aiuto di tutti noi, avrebbe fatto grandi cose e invece mi ritrovo a vivere in una realtà che viene addirittura citata dal Financial Times come esempio negativo. Lei non combatte più Egr. Presidente, Lei non parla più e con Lei si sono ammutoliti tutti. La Puglia e i Pugliesi sono stati dimenticati. Con questa consapevolezza, La saluto cordialmente.
Silvia Nardelli
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