“Non voleva uccidere Giulia”: la difesa di Turetta valuta l’ipotesi di omicidio preterintenzionale
"La mia Giulia era solo mia, e non poteva essere di nessuno". Così Filippo Turetta venerdì scorso nell'interrogatorio fiume di 9 ore davanti al pm di Venezia ha raccontato cosa è successo lo scorso 11 novembre quando ha ucciso la sua ex fidanzata Giulia Cecchettin. I due avevano avuto una relazione che era finita ad agosto, ma il ragazzo non l'accettava.
Incrociando le dichiarazioni del giovane con i primi risultati dell'autopsia effettuata sul corpo della vittima, sempre venerdì all'Università di Padova, e i video visionati dagli inquirenti nell'area industriale di Fossò, è emerso che la morte della studentessa sarebbe da collocare tra le 23.40 e le 23.50 dell'11 novembre.
La ricostruzione dell'omicidio di Giulia Cecchettin
Quel sabato i due ragazzi si erano incontrati per andare insieme al centro commerciale da Nave de Vero, dove Giulia avrebbe dovuto acquistare un paio di scarpe per la seduta di laurea in programma il giovedì successivo, e alla quale non si è mai presentata. Alle 23:18 di quella sera un cittadino ha chiamato il 112 segnalando una aggressione subita da una ragazza nel parcheggio di via Aldo Moro, a Vigonovo, prima che i due si allontanassero a bordo di una Fiat Punto nera, di cui non era riuscito a leggere la targa.
Alle 23.31 l’auto di Turetta è stata segnalata nella zona industriale di Fossò, a 4 chilometri di distanza. I medici legali non avrebbero trovato segni di abusi sessuali, né di legature da "scotch" ai polsi e alla bocca di Giulia. Alle 23:40 i video delle telecamere di sorveglianza di un'azienda della zona hanno immortalato l'aggressione di Turetta, che alle 23:50 ha lasciato Fossò.
Cosa è successo in quei 10 minuti? Turetta avrebbe colpito Giulia Cecchettin con una coltellata sotto all’orecchio sinistro, che ha raggiunto l’arteria basilare, tra il collo e la testa, senza lasciarle scampo. La ragazza è deceduta per shock emorragico. Quando ciò sia avvenuto è ancora oggetto di indagine: forse proprio mentre fuggiva a Fossò, o pochi secondi dopo, quando il video mostra Filippo caricare in macchina il corpo della ragazza dopo averla spinta a terra e ripartire.
La difesa di Turetta punterebbe sull'omicidio preterintenzionale
Gli investigatori non escludono che Filippo possa aver inseguito e colpito Giulia con la lama proprio quando lei ha cercato di fuggire dalla sua auto. Per poi caricare il corpo privo di sensi sui sedili posteriori e trasportarlo fino al lago di Barcis, dove è stato trovato una settimana dopo. Ma è possibile che la coltellata mortale sia stata sferrata in un secondo momento. "Mi è scattato qualcosa in testa", ha raccontato Turetta al pm parlando anche di blackout. La vittima pare avrebbe provato a difendersi in ogni modo.
Intanto, gli avvocati del giovane, che si trova nel carcere di Verona, puntano a un gesto improvviso, non premeditato. In alcuni momenti il 21enne avrebbe detto che non era sua intenzione uccidere Giulia ma solo trattenerla in auto. Turetta ha cioè riconosciuto davanti al pm di aver "fatto una cosa terribile", ma è su quanto fosse stata effettiva la volontarietà del suo gesto che la difesa potrebbe puntare nel corso del processo, provando a dimostrare, come riporta Il Messaggero, che si sia trattato di un omicidio preterintenzionale, che sarebbe punito dai 10 ai 18 anni di carcere e non con l'ergastolo.