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“Non sai cosa avrei dato per salvarti”: la lettera del pediatra al bimbo morto in un incidente

“Non sai cosa avrei dato per salvarti”, scrive così Giorgio Cuffaro, il pediatra che per primo ha soccorso Leonardo, bambino di 2 anni morto in un incidente il giorno di Pasqua. Nella lunga lettera dedicata al piccolo sottolinea l’importanza del primo soccorso.
A cura di Chiara Ammendola
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“Non sai cosa avrei dato per salvarti per davvero e un giorno, magari, sì, poterti abbracciare. O guardarti giocare, correre, saltare, anche solo in silenzio e da lontano”, scrive così Giorgio Cuffaro, pediatra che ha soccorso Leonardo, bambino di 2 anni morto in un incidente il giorno di Pasqua. È stato lui il primo a soccorrerlo, riuscendo anche a rianimarlo in un primo momento, salvo poi il sopraggiungere di complicazioni che ha reso impossibile per il piccolo Leo sopravvivere.

In un lungo post condiviso su Facebook, il medico sottolinea l'importanza delle manovre di primo soccorso che tutti dovrebbero imparare: “Ho solo fatto, nel miglior modo possibile, il mio dovere, di medico e cittadino – scrive – perché sì, ogni cittadino è tenuto a soccorrere. E ogni cittadino dovrebbe, a mio avviso, sapere esattamente cosa fare in situazioni simili, indipendentemente che poi ci riesca o meno”.

Cuffaro, che lavora come pediatra a Perdenone, condivide nella sua lettera dedicata proprio al piccolo Leo le riflessioni di quel pomeriggio, ricordando i momenti concitati in cui ha provato a rianimare il bambino, il cui cuore aveva cessato di battere: accanto a lui il padre che gli teneva la mano.

“Ce l’ho messa tutta, sai? – scrive – in quel momento eri improvvisamente diventato un mio paziente, anzi, IL mio paziente ed io il tuo pediatra. E ai miei pazienti, credimi, cerco sempre di dare il meglio. A dire il vero eri un po’ paziente e un po’ figlio perché coi miei pazienti, in genere, non mi viene da piangere quando mi prendo cura di loro e con te, a tratti, dovevo trattenere le lacrime e concentrarmi su ciò che dovevo fare, perché andava fatto subito e bene, e così è stato”.

Nella sua riflessione il pediatra non nasconde il dolore e la profonda amarezza provati dopo la morte del bambino. “Tutto sembrava davvero andare per il meglio – prosegue – purtroppo qualcosa era già andato storto, e io non potevo saperlo”. Oggi ciò che si augura Cuffaro è che "i nostri politici, nei loro programmi acchiappa-like, trovino spazio per rendere i corsi di primo soccorso obbligatori e capillari, dalle scuole medie inferiori in poi".

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