Fanpage.it riceve e pubblica la storia di Mery, una donna che si riconosce in tante storie arrivate alla nostra redazione. Come tante altre persone, anche lei vive sola con sua figlia e uno stipendio che le costringe a "imparare a rinunciare".
Sto leggendo da alcuni giorni lettere di donne che come me, devono sopravvivere assieme ad un figlio, con salari che a confronto, sono perfino più bassi di un RDC. Mi chiamo Mery, lavoro da 27 anni in una cooperativa. Assunta con un contratto part time.
Il mio stipendio sarebbe di circa 1000 euro al mese e con quello, ci dobbiamo vivere io e mia figlia di quasi 25 anni. Dico sarebbe perché ho una cessione di quinto che sto pagando per un finanziamento acceso qualche anno fa per poter far fronte alle spese.
Così in realtà, al 10 del mese, la busta paga è di 750 euro. Spesso al 12 o al 13 se n'è già andato un terzo dello stipendio. Tutti i giorni faccio 60 km di strada per andare e tornare dal lavoro.
Il pieno alla macchina non lo posso più fare. Costa troppo. Mia figlia vorrebbe prendere la patente per avere più possibilità di trovare un lavoro "come si deve".
Ma non posso permettermi di affrontare anche quella spesa. Fino a qualche anno fa avevo i miei genitori che, seppur lontani, mi davano un aiuto. Da quando è mancato mio padre, è finito tutto.
La spesa la faccio giorno per giorno perché non riesco a farla settimanale o addirittura, mensile, specie per i prodotti non deperibili. E in inverno, la bolletta del gas è un suicidio. Le spese mediche… Meglio evitare.
Le vacanze? Quali. La pizza, la faccio in casa. Da vestire, lo prendo dai cinesi e solo l'indispensabile. Viviamo in un appartamento del comune. Ma spesso, anche l'affitto e le spese condominiali, sono un problema. Ho imparato a rinunciare a tutto. E così sta facendo mia figlia.
Ma non è giusto che una mamma insegni ai propri figli che oltre all'educazione bisogna imparare a rinunciare. Su tutto. E non è giusto che mia figlia non possa percepire alcun aiuto o bonus perché io, per l'agenzia delle entrate, non sono così povera, giacché percepisco più di 8000 euro l'anno.
Niente è giusto. Sopratutto non è giusto che chi decide per noi, il mio stipendio annuo, lo percepisce in un mese.