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“Non moriremo solo di Covid-19, ma anche di fame e psicologicamente. Ma possiamo uscirne…”

La lettera di Elena, studentessa 21 anni a Fanpage.it. Non moriremo solo di Covid-19, moriremo anche di fame. Non moriremo solo di Covid-19, moriremo anche psicologicamente e pochi ne parlano. Non possiamo più solamente additare un colpevole che identifichiamo in un ‘Governo-Leviatano’. Possiamo farcela anche noi se solo imparassimo ad ascoltare e ad essere più onesti con noi stessi.
A cura di Biagio Chiariello
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Ci scrive Elena, una studentessa universitaria di 21 anni.

"Mi sono chiesta tante volte cosa potessi fare per cercare di cambiare, anche se di poco, questa circostanza in cui viviamo e la soluzione l’ho trovata scrivendo: metterci la faccia, illustrare la situazione e proporre delle soluzioni – sperando che la mia voce venga ascoltata. L’analisi delle problematiche e la riflessione su di esse a volte può essere un buon punto di partenza per la loro soluzione. In seguito al nuovo dpcm illustrato il 25/10/2020, il Governo ha deciso di chiudere delle attività per loro non così essenziali, credendo forse che palestre, piscine, bar, ristoranti e tutto il resto fossero lazzaretti. In questo quadro drammatico però, sotto la voce di Conte che continua a usare toni paternalistici verso noi italiani, i mezzi pubblici continuano ad essere pieni e le chiese aperte.

Dire che la situazione ‘’dipende da noi italiani’’ non è corretto, poiché oramai non dipende più solo da noi, c’è un’amministrazione palesemente carente, che lascia vuoti e crea confusione: le terapie intensive non aumentano, i già citati trasporti pubblici sono intasati, l’applicazione ‘Immuni’ non funziona come dovrebbe, il diritto al lavoro non è rispettato e tanto meno quello alla salute psico-fisica. Come ha detto Zerocalcare in un suo video «in ogni decreto ce dovemo mette tre parole che nessuno deve sapé che cavolo vogliono di’».

Non moriremo solo di Covid-19, moriremo anche di fame perché l’economia sta cadendo a pezzi più di prima e l’Italia è in ginocchio; moriremo di altre malattie perché gli ospedali sono pieni e intasati tanto da non riuscire più a prenotare visite neanche privatamente. È un cane che si morde la coda: se non si lavora, non si hanno soldi e se non si hanno i soldi (dovendo tra l’altro continuare a pagare le tasse) non si alimenta l’economia, non si fanno acquisti presso gli esercizi commerciali lasciati ancora aperti, non si prenotano visite privatamente, non si ordina cibo d’asporto, ecc.

Non moriremo solo di Covid-19, moriremo anche psicologicamente e pochi ne parlano: c’è uno stato psicologico creato dalla situazione pandemica da non sottovalutare chiamato ‘’pandemic fatigue’’; c’è una paura sottile che ci fa sentire sicuri a casa, da soli; abbiamo una capacità impressionante di adattarci a situazioni negative tanto che ri-abituarci alla normalità di prima – per la seconda volta – sarà molto faticoso e richiederà uno sforzo psicologico ancora più duro di quello fatto per adattarci. C’è una sfera sociale da non sottovalutare, i danni alla società sono gravi come quelli economici. Oltre a tutto ciò, il mio pensiero va anche alle persone nelle carceri: un luogo già pieno di vuoti amministrativi che ora non fanno altro che peggiorare, diventando buchi neri. Il diritto alla salute psico-fisica, al lavoro, all’affettività e alla sessualità vanno garantiti anche qui.

C’è una società che ‘’lentamente muore’’ come scrisse Martha Medeiros nella sua poesia dall’omonimo titolo. C’è una società, un popolo, che come disse il mio professore di diritto pubblico ‘’non ha gli occhi per piangere’’. La soluzione è risanare il vuoto lasciato dall’amministrazione, dal Governo riguardo i temi citati prima; la soluzione è riaprire le attività riportate sopra e aumentare i controlli, così da far continuare chi rispetta le regole e sanzionare chi non lo fa – ricavando da quelle multe soldi che possono tornare utili ad alimentare un circolo non più vizioso, ma virtuoso. Vorrei precisare infine, che non dobbiamo prendercela solo con il Presidente del Consiglio, perché non è lui che da solo prende tutte le decisioni: c’è un corpus di persone che decidono insieme.

Chiudo questo breve discorso – pieno di incipit su cui ragionare che vorrei aver lasciato – con delle domande altrettanto importanti alla riflessione: se i ricchi, come influencer, imprenditori e altri, donassero parte del loro patrimonio per aiutare il Paese? Se questa stessa cosa la facessero anche Ministri e parlamentari riducendo il loro stipendio? Se per una volta ci aiutassimo veramente l’uno con l’altro? Ricordo che il virus sta aumentando i divari, facendo diventare – secondo la ‘legge di potenza’ – i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. Dobbiamo avvicinarci per aiutarci a far capire quali sono i problemi e le soluzioni.

Non possiamo più solamente additare un colpevole che identifichiamo in un ‘Governo-Leviatano’ in cui noi non abbiamo voce in capitolo e di conseguenza il Governo, per prendere decisioni più chiare e funzionali, deve scendere da questo ‘gradino ideologico’ in cui la nostra cultura lo ha messo, al fine di avvicinarsi e capire la vita della gran parte degli italiani. In Cina ce l’hanno fatta a superare la pandemia e la loro economia sta crescendo, in Australia ugualmente. Possiamo farcela anche noi se solo imparassimo ad ascoltare e ad essere più onesti con noi stessi.

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Sono giornalista dal 2014, la mia area di riferimento è quella della cronaca. Su Fanpage cerco di offrire un punto di vista originale e indipendente sulla realtà che ci circonda. Il mio obiettivo è fare un'informazione "altra", semplicemente considerando che tutto quello che viene detto/scritto non è vero. È una fonte, ma di fonti ce ne sono tante. "L'unica certezza è il dubbio" dice Cartesio.
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