“Non mi dava più soldi”, così Alberto ha ucciso a coltellate la sorella Alice a Genova
"Sono stato io, non ne potevo più di vivere con quei pochi soldi a disposizione". Queste le parole che Alberto Scagni, il 42enne accusato di aver ucciso la sorella 34enne Alice con almeno 17 coltellate la sera del primo maggio in strada a Quinto, quartiere residenziale sul mare di Genova, avrebbe detto agli agenti nei momenti immediatamente dopo il fermo. Non essendo stato ufficialmente interrogato in presenza di un avvocato, la confessione non ha però avuto alcun valore giuridico. Ora Scagni si trova in un reparto protetto del carcere a Marassi. Nelle prossime ore incontrerà i suoi avvocati Maurizio Mascia ed Elena Brigandì in vista della convalida dell'arresto chiesta dal pm Paola Crispo. È accusato di omicidio volontario premeditato aggravato.
L'omicidio Alice Scagni
Domenica sera Scagni era andato a casa della sorella. Non ha citofonato, ma l’ha attesa per ore nel vialetto di casa visto che sapeva che avrebbe portato fuori il cane. Quando lei è scesa con il suo cagnolino le ha urlato chiedendole soldi. I vicini di casa, allarmati per le urla che arrivano dalla strada, telefonano alla centrale operativa della polizia descrivendo "una lite in famiglia". Ma la situazione degenera subito. Alberto tira fuori un coltello e colpisce la sorella. Alla scena assiste anche il marito della donna che non fa in tempo però per fermare il cognato. Alice resta a terra mentre il fratello, con il coltello ancora in mano e i vestiti sporchi di sangue, si allontana verso il lungomare dove poi gli agenti delle volanti lo hanno trovato. Nell'immediatezza dei fatti si lascia andare anche a quella sorta di confessione: "Non mi davano soldi, nè attenzioni".
Nessuna denuncia dai familiari vessati
A parte i litigi sempre più frequenti, non c’era nulla che facesse presagire una tragedia simile. Almeno dall'inizio dell'anno gennaio, il 42enne, disoccupato, pare avesse iniziato a pressare sempre di più la sorella mandandole continui messaggi su Facebook. E sullo stesso social qualche giorno prima dell'omicidio aveva pubblicato una foto con alle spalle una mazza da baseball e un coltello, che si pensa possa essere quello usato per l'omicidio. Tuttavia Scagni non aveva nessun precedente, a parte una guida in stato di ebbrezza risalente a dicembre 2020, e soprattutto nessuna segnalazione in procura per stalking, minacce o altro che avrebbero potuto far scattare il divieto di avvicinamento ai familiari. Agli atti però risultano un intervento delle volanti venerdì quando avrebbe cercato di dare fuoco alla porta di casa della nonna e una telefonata al numero unico di emergenza il giorno prima dell'omicidio. "Mi aveva chiesto soldi, ma non glieli avevo dati", ha raccontato l'anziana agli inquirenti.