Aggiornamento: La cantante si è dissociata dall'interpretazione – che è stata data da tutti i media- della sua canzone e della clip “Non mi ami”, come una canzone contro il femminicidio.
Anche noi nell'articolo che segue, abbiamo dato per scontata questa interpretazione e la nostra critica è partita dalla medesima percezione collettiva. Tuttavia non cambiano le cose: il testo della canzone parla di un amore finito. Il video mette in scena dei brevissimi episodi di violenza di un “lui” verso “lei”. C'è anche un pugile, un trucco sfatto, e appunto una donna prima geisha (le geishe servono gli uomini), e poi una donna che teoricamente dovrebbe riprendere se stessa riappropriandosi del proprio corpo. Ma è un corpo nudo in una posizione fetale, di vittima. E non è esattamente quella una riappropriazione. Quindi è un testo dissociato dal video. Ciò spiega il perché proprio tutti i media hanno colto la stessa cosa: ci sono delle questioni sociali bollenti che producono simboli, una sensibilità comune, e quindi una reattività condivisa quando si riutilizzano gli stessi simboli.
Ovviamente tutto questo nulla toglie alle doti, alla simpatia, alla bravura della cantante e al condivisibile entusiasmo per la sua produzione artistica.
Lanciato il nuovo singolo di Giorgia “ Non mi ami” accompagnato dal video girato dal compagno della cantante, Emanuel Lo. Giorgia si presenta semi svestita e poi totalmente nuda rannicchiata su un cubo luminoso: sicuramente un nudo di classe, per nulla volgare. E fin a qui nulla da dire. L'ambiguità e la “pericolosità” del messaggio scaturiscono quando sia i media che lanciano (orribilmente) la clip, che l'intenzione della regia del video, vogliono veicolare un messaggio sociale, e cioè che la canzone “Mi ami”, sia contro il femminicidio e la violenza sulle donne: nel racconto si alternano infatti scene di uomini violenti, uno è addirittura un pugile che prende a pugni una “donna” immaginaria, un altro strattona lei, la attrae e poi la respinge.
Ma allora, Giorgia, che bisogna c'era di metterti nuda in un cantuccio, senza neanche il coraggio pieno del tuo corpo? Così rannicchiata, offesa e un po' vittima? Una specie di conseguenza ovvia dell'altra immagine che è quella della geisha sull'altalena? Il testo della canzone, peraltro assai banale, non è affatto contro la violenza alle donne. Si tratta semplicemente di una donna che lascia un uomo, perché si accorge che lei per lui non è che una proiezione
non sono io l’immagine che hai di me
e che lui cerca il controllo su di lei.
Non vedi che cerchi il controllo sui pensieri e su me e perdi me
Ma lei se ne rende conto e lo respinge
credevi per davvero
che sarei stata per te
l’aria la scusa
la lealtà
purezza illusa e tu di là
e quindi conclude che lui non la ama
Non mi ami
perché non mi ami
non mi ami
no tu non mi ami così
Andarsene, constatando che non è amore quello di una persona che cerca il controllo su una donna, e che non fa che proiettare su di lei delle esigenze proprie senza coglierla nella sua diversità è sicuramente un buon messaggio, anche non è né la prima né l'ultima volta che si ricorre a questa immagine, sana. “Non mi ami” Giorgia lo grida con forza. Ma solo quello. Perché tutta la melodia non suggerisce né reazione, né energia né coraggio. La clip fa di peggio: spiega che la canzone è una violenza fisica subìta e che viene poi respinta e che quel nudo, vorrebbe essere una riappropriazione di sé. Messaggio fuorviante: per ogni donna uccisa infatti, o vittima di una violenza, migliaia patiscono – per incapacità a reagire, ed è su questa che si deve lavorare – violenze psicologiche meno teatrali e evidenti degli strattonamenti e pugni suggeriti dalla clip, ma non per questo meno dannose. E quindi descrivere “la violenza contro una donna” con dei pugni è un errore di fondo madornale.
Il secondo messaggio fuorviante è che se un video viene lanciato con questa accezione allora anche il testo deve essere centrato sul tema, perché rimane, nelle semplificazioni mediatiche, solo una volgare sintesi : cioè una cantante nota si spoglia, furbescamente, in pubblico, ma per di più mettendosi in un cantuccio, come una vittima. E questo, lo farebbe, come impegno per reagire alla violenza di genere, ma in realtà catturando l'attenzione solo per il nudo e non per altro. Probabilmente c'è molta più buona fede di quello che si sospetta, però è anche vero che il tema della violenza sulla donne, o lo si affronta e lo si fa apertamente, senza timore di cavalcare con coraggio una questione sociale, usando le parole giuste, il ritmo giusto, la grinta necessaria, o si rischia di cadere in una strumentalizzazione odiosa, per accaparrarsi un consenso legato a una vicenda sulla quale le femministe – che fanno sempre paura in Italia – lavorano da anni.
Oppure, ti spogli perché hai voglia di farlo – e nessuno obietterebbe visto che si tratta di un'artista brava, capace e raffinata – senza dare una valenza sociale su questioni serissime per farti perdonare di essere nuda. La conclusione è che se è vero che dopo tanta insistenza si è riusciti a portare alla ribalta la complessa questione del femminicidio, è anche vero, dall'altra parte che si sta manipolando l'attenzione sull'argomento con trucchi di questo tipo, che rischiano di svuotare il significato di tante lotte e di tanto dolore.
Per ultimo vale la pena allora ricordare, coraggiosamente sul tema della violenza di genere, lo splendido brano “Malo Malo eres” (2006) della cantante Bebe. Un ritmo incalzante, una donna piena di grinta e di coraggio, che risponde alla violenza senza paura di usare le parole né dichiarare il messaggio: chiamando insicurezza maschilista la violenza, alla quale lei replica dando fuoco ai suoi pugni, bruciando il cuore di lui con una sigaretta accesa, accusandolo di debolezza, e che il suo cervello diventa piccolo “ogni volta che mi dici puttana”. Quella di Bebe è davvero, riconosciuta da tutti, un manifesto per le donne che reagiscono alla violenza. In cima alle classifiche e senza bisogno di spogliarsi.